venerdì 8 marzo 2013

La risposta in 5 secondi

Qualche giorno fa, non dico quanti perché non so quando pubblicherò questo post, sono stato vittima di una trasmissione di Barbara D'Urso. Si parlava di Michele Misseri, di sua moglie, della figlia e, in generale, di tutta la faccenda dell'omicidio. Non fatevi idee sbagliate, non stavo ascoltando di mia volontà; ero in salotto a compilare dei documenti e mio nonno stava facendosi cullare dalla trasmissione mentre dormiva beato sul divano. Non potendo fare a meno di sentire, ho iniziato ad analizzare un po' la mentalità di chi parlava, tanto per dare un senso al continuo vibrare dei miei poveri timpani. 

In studio, tra i tanti, c'era un avvocato, se non sbaglio uno dei legali di Misseri. La D'Urso e le altre ospiti lo stavano massacrando di domande ed il povero avvocato tentava di rispondere, ma riusciva a spiegarsi per pochi secondi prima di essere interrotto bruscamente. In particolare, la frase più ricorrente della D'Urso era "avvocato deve rispondermi in 5 secondi, deve essere sintetico!" 

Mi sono girate le palle. 
E non è stato un caso isolato: si pretendeva che l'avvocato rispondesse in pochi secondi per spiegare faccende giuridiche che avrebbero richiesto un po' più d'attenzione ed anche di rispetto, visto che nessuno in studio sembrava avere una preparazione legale. L'avvocato, alla fine, stremato dalla fatica di dover spiegare la fisica quantistica ad un branco di criceti, si è ritirato educatamente. 

Lo scopo del post non era ovviamente quello di raccontarvi questo insignificante evento, bensì quello di esporre le mie conclusioni visto che casi del genere sono molto frequenti non solo in tv, ma in genere in ogni ambito sociale in cui una moltitudine eterogenea debba ascoltare (ma forse sarebbe meglio dire "sentire") il parere di un esperto o di un professionista. O di un politico, purché sia anche esperto in qualcosa.

La mentalità della "risposta in 5 secondi" è molto diffusa, ma non è qualcosa che ha introdotto la tv, né si tratta di un fenomeno soltanto italiano. 
La risposta in 5 secondi nasce dalla diffusione delle ideologie e dalla cattiva influenza che queste hanno avuto sulla comunicazione tra relatore ed utente. In Italia questa cultura ha avuto il suo apice sotto il fascismo e, da allora, non ha mai smesso di vivere. 

I cosiddetti antifascisti, infatti, dopo la caduta del regime, hanno adottato tutti i modi di fare e di parlare del Duce, educando le masse ad un dibattito politico fatto di slogan brevi e ad effetto, di frasi ripetute continuamente, di spiegazioni banalizzate e generalizzate fino a renderle fuorvianti, di metafore inadatte. Non si può neanche più parlare di dibattito, perché è soltanto una persona a parlare.

Questo sistema di comunicazione è efficace perché non presuppone alcuna attenzione particolare da parte dell'ascoltatore, né conoscenze approfondite dell'argomento. Basta soltanto ascoltare come facevo io con il programma della D'Urso ed il messaggio arriva forte, chiaro, e ti resta nella testa. 

Ma c'è di più. Se alla base di tutti questi slogan c'è sempre la stessa idea, se, in altre parole, nasce tutto dallo stesso ragionamento, allora è ancora più semplice per chi ascolta riuscire a comprendere il senso degli slogan. Tutto sembra avere un filo, un senso compiuto, semplice. Si riesce a parlare di governo dello Stato con poche frasi e si rende accessibile il discorso a tutti, dal contadino analfabeta al professore di economia. 

E' così che nasce l'ideologia, che non è altro che l'impacchettamento del pensiero autonomo all'interno di dogmi ritenuti come verità universali. Quando si inserisce questo pacchetto di dogmi nel cervello, si smette di analizzare ciò che si dice, perché qualcun altro ritenuto migliore ha già pensato per tutti. In altre parole, si adotta il pensiero di qualcun altro senza metterlo in discussione. E' un po' come un file .zip che contiene al suo interno documenti ed immagini da scompattare e inserire nel pc. 

Prendiamo ad esempio l'affermazione del socialismo in Italia. Il socialismo pretendeva (e pretende) di difendere le fasce più deboli della società, cioè la maggior parte della società, composta da lavoratori. Il politico socialista non ha mai spiegato il motivo di questo obiettivo, né ha mai spiegato agli operai in che modo raggiungerlo, o quali sarebbero state le conseguenze. Si è limitato a proporre un'equazione semplice, immediata: 

salario più alto + difesa del posto di lavoro + redistribuzione del reddito = benessere collettivo
Più semplice di così, non si può. 
E la formula funziona ancora, perché nessuno va a controllare se sia davvero così. Nessuno apre un libro di storia per informarsi sui grandi successi del socialismo nel mondo, o un libro di economia per capire se è davvero così che funzionerà l'equazione una volta trasformata in norme e calata nella società. Nessuno controlla, per diversi motivi:

  1. Paura  di restare delusi: è meglio credere che andrà davvero così anziché scoprire che il nostro politico di fiducia ci sta prendendo per il culo da una vita.
  2. Ignoranza. Chi non ha mai frequentato neanche un istituto superiore, sa già che molto probabilmente non capirebbe niente di economia o giurisprudenza, quindi non aprirà mai un libro per documentarsi.
  3. Pigrizia. Non ha bisogno di spiegazioni. L'uomo moderno ha paura della fatica di pensare e la vastissima diffusione delle ideologie ne è la prova.
  4. Ancora più ignoranza: c'è gente che non mette neanche in dubbio che possa essere diversamente, quindi non pensa neanche che sia possibile verificare ciò che dice il suo amato politico.
La conseguenza di questo modo di pensare si vede ancora nei discorsi dei politici e nell'organizzazione stessa delle tribune politiche. Gli ospiti hanno pochi minuti per spiegarsi, spesso anche meno, e soltanto impacchettando le idee è possibile esprimersi. Ma va bene così, perché nessun ascoltatore resterebbe attento davanti alla tv per più di qualche minuto e nessuno vorrebbe ascoltare noiose spiegazioni macroeconomiche mentre è comodamente seduto sul divano per riposarsi dal lavoro. 

Siccome la dote di esprimersi per dogmi è poco diffusa, ecco che nasce anche la figura del leader politico. Il programma di partito diventa secondario, gli elettori votano la persona, non il progetto. E' come entrare in un negozio di informatica e scegliere un prodotto Apple perché Steve Jobs ci piace più di Bill Gates, senza tener conto delle esigenze o delle caratteristiche del prodotto. E' più facile scegliere ciò che piace nell'immediato piuttosto che pensare, comparare e rischiare di doversi ricredere. 

Ecco perché la D'Urso voleva che l'avvocato si esprimesse in 5 secondi: a nessuno importa di come stanno davvero le cose, l'importante è stupire e non annoiare. Chi annoia meno, vince.
Infatti Grillo, fondando un partito basato sull'ideologia del vaffanculo - molto più facile di quelle tradizionali che hanno sempre portato avanti PD e PDL - ha preso molti più voti dei partiti mainstream.

La conseguenza più grave si ha quando un'ideologia sale al potere e pretende di educare la società e di prendere decisioni sulla base di dogmi pensati un secolo fa. La stragrande maggioranza dei politici non ha neanche una preparazione adeguata per governare, e su questo farò un post con nomi e cognomi, tanto per riderci su. 
Per ora chiudo qui, sperando di non aver annoiato, ma in 5 secondi proprio non ce la facevo ad esprimermi.

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