domenica 28 luglio 2013

Due parole sull'omofobia e relative tutele

Discutendo con un amico omosessuale sulle varie proposte di fare una legge specifica per i reati contro i gay, è saltata fuori, come prevedibile, la domanda: lo Stato deve o non deve proteggere in modo particolare gli omosessuali? 
Il buon senso ci direbbe di no, il buonismo ci direbbe un secco e deciso sì. 

Le ragioni del sì sono da ricercarsi in una visione socialista e paternalistica dello Stato e della giustizia, figlia di una cultura fascista che non riesce proprio a decadere nel nostro Paese. 

L'epoca fascista, come ho più volte scritto, era un'epoca in cui il giudice non era altro che la bocca dello Stato, e in cui lo Stato non era altri che Mussolini, con tutte le sue belle idee di patria, dovere, focolari e chiesa cattolica. 
L'epoca contemporanea è ancora così. I giudici continuano ad essere influenzati dalla loro personale visione del mondo nell'applicazione di quelle leggi che richiedono una forte discrezionalità. Esistendo ancora un sistema simile di interpretazione della legge, così poco meccanico ed evoluto, è normale che i cittadini sentano di poter fare appello sul "buon senso" del magistrato, sul suo lato umano, e di potere così eludere una legge o ottenere una priorità dei propri diritti su quelli altrui. L'idea di fondo, comunque, è che il giudice non è interprete meccanico di leggi certe e uguali per tutti, ma è più che altro un saggio chiamato a interpretare una legge che è solo una traccia. Stando così le cose, la maggior parte degli italiani è convinta che lo Stato, attraverso il potere giudiziario, debba regolamentare la società e stabilire chi merita più tutela o, più semplicemente, perseguire taluni obiettivi di "giustizia sociale", cioè obiettivi politici. Ad esempio, se parlate con un comunista, vi dirà che il giudice dovrà sempre avere un occhio di riguardo per il povero lavoratore oppresso dal diabolico datore di lavoro. In un sistema giuridico fatto bene non esisterebbe questa possibilità perché il giudice andrebbe ad applicare una legge che non lascia margini di favore per l'uno o per l'altro, mentre nel nostro sistema è ancora possibile. 

Tornando agli omosessuali, è chiaro che, potendo sfruttare questa distorsione delle nostre leggi, lo fanno e chiedono maggiore tutela. 
In concreto, gli omosessuali chiedono che chi li aggredisce (fisicamente o verbalmente) per il solo motivo di essere omosessuali, debba ricevere una pena maggiore rispetto a chi li aggredisce perché si diverte a picchiare la gente o perché aveva trovato un piccone in giro e voleva usarlo in modo creativo. 
L'orientamento sessuale, da quando doveva essere qualcosa di naturale come il colore degli occhi, è diventato oggetto di speciale tutela. 
In genere l'argomentazione che sfruttano gli omosessuali (parlo ancora di quelli fascio-social-comunisti, ovviamente, non di tutti) è che il fenomeno delle aggressioni agli omosessuali è molto diffuso, mentre non esistono ad esempio aggressioni contro gli etero da parte di omosessuali dalle visioni ristrette. 
Questo è vero. Il loro problema è che confondono la causa. La causa delle aggressioni non è l'assenza di pene poco severe nel codice penale, bensì la stupidità di insegnamenti di derivazione catto-fascista. Di conseguenza, agire sulle pene previste dal c.p. non cambierà le cose. Se l'equazione è ignoranza (causa) = aggressione (effetto), in che modo si può modificare agendo su un parametro non previsto, cioè la severità della pena? 
Gli aggressori sono gente che spesso ha idee di estrema destra e che crede di avere il diritto di regolamentare la società dando regole morali, lo stesso diritto che invocano poi gli omosessuali per chiedere invece una tutela. In altre parole, sia gli omosessuali che i loro aggressori vedono lo Stato allo stesso modo, soltanto che ognuna delle due categorie vuole che lo Stato sia dalla sua. Questa visione distorta è data dalla scuola pubblica ed è poi confermata ed amplificata da quei nonni fascisti e dall'esistenza di partiti di ispirazione fascista. 

Le ragioni del no, della non tutela speciale, si deducono da sole. 
Innanzitutto una tutela speciale creerebbe, anche nel diritto, una differenza riguardante le condizioni personali, che va contro l'art. 3 della nostra costituzione. Si ammetterebbe, nero su bianco, che gli omosessuali sono una categoria debole, diversa, e quindi per legge sono più preziosi e vanno tutelati con pene maggiori per chi li aggredisce. E' un'aberrazione. Gli omosessuali sono cittadini come tutti gli altri, la legge è uguale per tutti e un'aggressione ad una persona è un atto grave da punire a prescindere dalle motivazioni dell'aggressore e dall'orientamento sessuale della vittima. 
Vista dal lato opposto, infatti, una tutela speciale può apparire come una svalutazione nei confronti di tutti gli esclusi dalla tutela; come dire, insomma, che aggredire me, eterosessuale, magari perché tifo un'altra squadra di calcio, è meno grave che aggredire un omosessuale. Mi sembra che siamo nel campo dell'assurdo. 
Inoltre, una tutela speciale ammette e conferma la diversità dell'omosessuale e in qualche modo legittima l'esistenza di una categoria di haters che, spinti da un odio più giustificato e con qualche fondamento, agiranno con ancora più violenza. 
C'è tutto da perdere e niente da guadagnarci. Non è vero che le aggressioni diminuirebbero, perché chi aggredisce per un motivo simile deve necessariamente essere un ignorante e un minorato mentale, di conseguenza non conoscerà il codice penale né avrà molto riguardo per la conseguenza delle sue azioni. Non saprà mai che gli spetterà qualche anno in più di galera, né questo basterebbe a fermarlo comunque. Se così fosse, se il numero di reati diminuisse all'aumentare degli anni di galera, allora basterebbe statuire la pena di morte per ogni reato per avere una società priva di violenza. Purtroppo non è così semplice. L'effetto preventivo della pena è molto blando ed è legato soprattutto alla certezza della stessa, non alla severità. E' una teoria vecchia come il mondo ma che i nostri politici, e gli omosessuali, non conoscono. 
Dicevo già che il giudice ha una grandissima discrezionalità, soprattutto da quando le indagini non sono più affidate a procedure standard di polizia, ma sono nelle mani di un magistrato che può anche decidere di fermare tutto. 
Se i giudici, la maggioranza dei quali è di derivazione politica catto-fascio-social-comunista, decidono che per talune aggressioni non vale la pena spendere troppe risorse, difficilmente i colpevoli verranno perseguiti. A prescindere dagli anni di galera previsti, quegli aggressori resteranno impuniti. 
Bisogna quindi agire sulla certezza della pena, sulla certezza che ad un'aggressione segue un'indagine della polizia e un arresto dei colpevoli. Il reato di aggressione esiste già, gli omosessuali sono persone come tutti noi, quindi anche i loro aggressori andranno in cella con la semplice applicazione di un articolo del c.p. generico ed uguale per tutti. 

Va anche considerato, poi, che lo Stato non deve regolamentare la società, ma deve farsi garante della libertà di ogni cittadino, in modo eguale. In modo eguale significa che a nessuno deve dare più agevolazioni che ad altri. Il suo comportamento deve essere passivo, non attivo. Deve togliersi di mezzo, semplicemente, e smettere di dettare la morale alla società.

Ora mi si dirà: si, però la costituzione dice anche che lo Stato si impegna a rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno godimento dei diritti, quindi dovrà attivarsi per fare qualcosa contro il fenomeno dell'omofobia. Non è del tutto esatto. 
Lo Stato sta già agendo attivamente per permettere la diffusione dell'omofobia. Sì, per permettere. Lo sta facendo attraverso un'istruzione pubblica pessima pianificata a livello centrale, soprattutto.
Non c'entra niente il linguaggio dei politici, se un leghista dice due parole di insulto contro un omosessuale non cambierà il mondo. Se avessero questo potere, Dio ce ne scampi, gli basterebbe urlare che tutti gli amanti della libertà vanno uccisi, e una piccola percentuale degli italiani verrebbe aggredita e sterminata. 
I politici danno troppo peso alle loro parole, troppa importanza, ma non valgono niente. 
La verità è che se un politico può istigare una persona a commettere un determinato atto, è perché quella persona è già predisposta a farlo. 
Se domani Bossi si mettesse a urlare che tutti i non ariani vanno uccisi, non indurrebbe neanche un solo biondo a uccidere un moro, perché nella società questo ideale non è diffuso, non ha radici. Se, al contrario, urlasse che gli omosessuali vanno picchiati, allora certamente istigherà qualcuno che già li odia a picchiarne un paio. Avrà però agito su qualcosa di già esistente nella società. Far tacere Bossi non avrà l'effetto di guarire il problema, ma soltanto quello di nasconderlo. L'idiota di turno prima o poi agirà se ha già questa convinzione in testa. 

In conclusione, quindi, una legge di tutela degli omosessuali mi sembra l'ennesimo passo verso un regime totalitario fondato sull'ipocrisia e sull'incoerenza. Le pene per gli aggressori esistono già ed è giusto che siano uguali per tutti, perché abbiamo tutti lo stesso valore. Non è come rompere un vaso di terracotta e un vaso di cristallo. Facciamo che siamo tutti di terracotta, come dice la costituzione, almeno all'art. 3, salvo poi smentirsi... ma è un altro argomento questo. 
Il fenomeno dell'omofobia esiste, io non lo sto negando, sto soltanto affermando che creare distinzioni anche per legge non aiuterà a far capire alla gente che anche gli omosessuali sono uguali a tutti gli altri. E' qualcosa che va risolto lentamente, purtroppo, nell'arco di più legislature, purtroppo, ed è per questo che a nessun partito importa davvero agire come si dovrebbe: nessuno potrà prendersene il merito. 

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