lunedì 24 giugno 2013

Sid: un altro passo verso la grande dittatura

Ho spesso scritto contro la lotta all'evasione fiscale e ho già parlato di come essa sia in realtà proprio ciò che tiene in vita una larga fetta di contribuenti (sì, perché se evado una tassa ne pagherò comunque molte altre, ergo resto un contribuente); ho anche scritto riguardo al Grande Fratello tributario a cui andiamo incontro in questi anni. Stavolta mi occupo, più nel dettaglio, del Sid (Sistema interscambio dati) messo a punto dall'Agenzia delle Entrate con la gentile e formale collaborazione di un incapace garante della privacy. 

Il sistema metterà in collegamento tutte le banche e gli altri operatori finanziari direttamente con l'Agenzia delle Entrate. Un'applicazione dell'Agenzia delle Entrate incrocerà dati relativi a conti correnti, depositi di titoli azionari, gestioni patrimoniali, fondi comuni, fondi pensione, carte di credito, operazioni sul mercato dei metalli preziosi e cassette di sicurezza. Incrociati i dati, scoverà le incongruenze e le segnalerà, dando il via poi agli accertamenti. 
Non paga, l'Agenzia delle Entrate ha anche dichiarato che sarà creata una lista di contribuenti più a rischio evasione che comprenderà sicuramente la gran parte dei liberi professionisti e delle pmi. I contribuenti inseriti in questa lista andranno incontro a maggiori controlli (sempre automatizzati, all'inizio), ma il vero motivo per cui viene creata una lista dei sospetti è quello di poter, successivamente, ottenere leggi apposite per controlli individuali più invasivi effettuati da operatori umani, anziché da un software.

E' inutile che io ripeta quanto tutto ciò vada a ledere la privacy dei cittadini. Il garante sostiene che, siccome sarà un software a fare il lavoro, la privacy non verrà violata e nessun essere umano potrà davvero controllare i dati rilevati. La realtà è ben diversa, perché dopo i controlli generici, il Sid stila una lista dei contribuenti sospetti e tale lista viene poi controllata da agenti, da esseri umani, che avranno davanti a loro la possibilità di conoscere ogni operazione bancaria e, con questa, di dedurre con precisione scientifica abitudini e attitudini dell'individuo, o dell'impresa. 

Dietro un sistema simile si nasconde una mentalità da Russia comunista, che vede il denaro come un bene della collettività e quindi, anche se acquisito lecitamente da un individuo, sempre soggetto al controllo dello Stato che deve sapere esattamente quanto ne spende e in che modo. 
La presunzione di innocenza, in base alla quale ogni persona si presume innocente fino a sentenza definitiva, è andata già a farsi fottere. Non vedo in che modo, anzi, il garante della privacy l'abbia tutelata, dal momento che lo Stato si sta già infiltrando negli affari dei cittadini  presumendo che siano tutti degli evasori. 
Se io non ho fatto nulla, né esiste una valida ragione per supporre che io stia commettendo un reato, nessuno può entrarmi in casa a controllare. Però può entrare nel mio conto corrente e sapere quanto e dove sposto il mio denaro. Cosa significa? Che quel denaro ha smesso di essere mio, non lo è mai stato anzi, perché lo Stato, col debito più alto del PIL, ha già impegnato tutto il mio denaro e lo tratta come se fosse il suo. La proprietà privata, in sostanza, è stata commissariata: puoi possedere il denaro, ma devo sapere cosa ne fai perché in realtà è mio.

E' inutile anche che io dica chi saranno i più colpiti da questa misura. Ogni volta che si parla di lotta all'evasione si aizzano schiere di perbenisti discretamente benestanti convinti che esistano grandi imprese che evadono miliardi di euro ogni anno, e convinti che tutte le pmi facciano altrettanto, compreso quel disgraziato del macellaio sotto casa al quale chiedono lo sconto senza sapere che, per farglielo, il macellaio dovrà evadere un po' di tasse. 
Ad essere colpiti saranno coloro che già pagano tutte le tasse. Per evadere serve usare il denaro contante, trasferirlo di mano in mano senza che GdF e Fisco possano vederlo. Se ho un conto in banca e penso di evadere, sono un povero fesso perché ancor prima di Sid, lo Stato era già autorizzato a controllare alcuni conti correnti per fare accertamenti. 
L'evasore medio, il proprietario di una pmi, evade semplicemente battendo scontrini più bassi del reale importo ed intascando il denaro non registrato. Di conseguenza, quel denaro non registrato non entrerà mai nel circolo telematico nel quale opera Sid, ma andrà direttamente sotto un materasso. 
Le grandi imprese o comunque chi possiede grandi patrimoni, invece, sposteranno tutto all'estero, come stavano già facendo. In Italia non conviene avere grandi patrimoni, perché lo Stato vuole averli per sé. Chi può, quindi, sposta tutto nei paradisi fiscali o in Stati dove esiste ancora il segreto bancario. 
Quindi, ancora una volta, la mano dello Stato andrà a colpire chi fa già fatica ad andare avanti, con la scusa di voler castigare invece quei grandi evasori che sono già scappati da tempo altrove, dove lo Stato non può togliere loro ciò che guadagnano. 
Il tutto, al costo di una pesantissima limitazione delle libertà personali. Un altro passo verso la dittatura. 
Ogni volta che uno Stato sale un gradino verso la limitazione delle libertà personali, infatti, non torna più indietro. Ora che è stato creato un precedente in base al quale lo Stato può guardare i conti correnti della gente, niente e nessuno potrà far recedere lo Stato da questa posizione di forza. Oggi c'è la scusa della crisi e dell'evasione, domani ce ne sarà un'altra. Non sono affatto misure provvisorie, sono misure definitive. In Italia il segreto bancario è decaduto ed il denaro non è più di chi lo ha guadagnato, ma è sempre dello Stato. Fa molto Italia fascista.

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