mercoledì 28 agosto 2013

Finto razzismo all'italiana

In Italia il razzismo non esiste, non è esistito quando divenne legge sotto il fascismo, né esiste oggi. Esiste tuttavia una fortissima ignoranza e l'abitudine di cambiare significato ai termini per adeguarli a quella schifosa battaglia politica in atto tra gli avvoltoi che chiamiamo erroneamente "politici". 
Il razzismo, quello vero che causò problemi alle minoranze etniche in USA e in alcune zone d'Europa, si fondava sulla concezione che i popoli di pelle scura fossero in uno stato primordiale dell'evoluzione umana o fossero un ramo separato, meno sviluppato dei bianchi. I bianchi, ovviamente, sarebbero stati lo stadio finale, la razza umana perfetta. 

Da questa concezione della superiorità evolutiva dei bianchi, si svilupparono numerose discriminazioni atte a trattare i non-bianchi come animali, letteralmente. Animali un po' più intelligenti, ma pur sempre animali. 
Questo tipo di razzismo aveva anche basi pseudo-scientifiche, quindi era difficile da sradicare e soprattutto non nasceva  dall'odio bensì da una errata conoscenza. Se la scienza afferma che il negro è una sorta di scimmia incapace di concepire i nostri stessi pensieri e di comprendere la nostra civiltà, io credulone ignorante agirò di conseguenza, trattando quel negro proprio come tratto il mio cane: non c'entra la cattiveria, magari lo farei anche con condiscendenza, proprio come si fa con gli animali. 

Le leggi e le battaglie contro il razzismo sono nate esattamente per combattere questo tipo di razzismo, l'unico vero razzismo che ha dilaniato l'umanità e ha fatto scempio dei diritti naturali delle popolazioni indigene di America, Africa, Asia ed Australia. 

Il razzismo italiano è stato creato dai politici, dalla Chiesa e dai sostenitori del politically correct. All'improvviso è diventato razzista prendere in giro un negro per il colore della sua pelle; è diventato razzista dire "negro" (che si riferisce al ceppo etnico africano) e persino dire "nero" (che si riferisce al semplice colore della pelle), ed abbiamo inventato il "di colore". Noi bianchi siamo gli originali, poi c'è la versione a colori. Bel modo di non discriminarli. All'improvviso è diventato razzista paragonare un nero a una scimmia, mentre è del tutto lecito paragonare un bianco a un maiale, anche se di cattivo gusto.
L'errore italiano, ma anche europeo, è stato quello di voler estirpare il razzismo proibendo qualsiasi tipo di linguaggio violento verso le minoranze coinvolte, andando così ad intaccare la libertà di pensiero e di parola. Io infatti sono libero di pensare che i negri siano inaffidabili; la mia condotta, però, diventerà razzista solo quando al pensiero seguiranno azioni lesive, come ad esempio discriminazioni sul posto di lavoro o anche aggressioni. 
Tuttavia in Italia è sufficiente molto meno per essere incriminati e considerati razzisti. E' sufficiente dire alla Kyenge che somiglia ad Orango, ed automaticamente si è razzisti. 
Lei stessa ha una concezione sbagliata del razzismo, tant'è che in seguito all'insulto commentò: "la diversità è ricchezza."
Quale diversità? Ha dunque ammesso che essere neri di pelle è una diversità? In quattro parole ha insultato tutti i neri del mondo, eppure il razzista è stato colui che le ha dato dell'Orango, non lei che ha ammesso la diversità di chi ha la pelle di un altro colore diverso dal bianco. E' stupida. 
Ma è anche consapevole che con la scusa del razzismo potrà difendersi da tutti gli haters che popolano internet e le piazze. 
Mentre gli altri politici sono stati costretti a ricorrere alla censura per bloccare chi li insultava sul web, alla Kyenge è sufficiente definirli razzisti, presupponendo che il loro odio derivi dal suo colore della pelle. 

In realtà la Kyenge non ha afferrato un concetto molto semplice: le folle sono bravissime a scoprire i punti deboli del loro bersaglio e sono bravissime a colpire proprio quelli.
Ricordate quando la Boldrini si disse offesa per quel fotomontaggio che la ritraeva nuda? Immediatamente alla sua  offesa seguirono migliaia di fotomontaggi simili. Se una folla vuole colpire e la vittima designata segnala il punto debole dimostrandosi offesa, la folla non si fermerà, ma attaccherà proprio quel punto per fare più male. L'obiettivo è fare male.
E' come quando uno gnu zoppica. Il leone non attaccherà quello sano, che ostenta una forma fisica perfetta e che potrebbe sfuggire all'inseguimento; il leone attaccherà lo gnu zoppicante, perché il suo obiettivo è uccidere una preda. La cosa migliore che può fare lo gnu zoppicante è tentare di ignorare il suo problema e correre come quelli sani; in caso contrario, se ostentasse ancora di più il suo problema, verrebbe dilaniato ancora prima. 
Quindi quando la Kyenge si è detta offesa per quell'insulto che la paragonava a una scimmia, non ha fatto altro che invitare tutti gli haters ad offenderla proprio su quel fronte. Ed ecco il lancio di banane, puntuale.
Non è razzismo, alla base non c'è la concezione fondata su basi pseudo-scientifiche che la Kyenge, in quanto nera, sia una specie di australopithecus in gonnella: è dissenso violento e legittimo per lo schifo che lei e i suoi compari dell'esecutivo stanno combinando. Lei è stata stupida a mostrare il suo punto debole ed ora ne paga le conseguenze, come le sta pagando la Boldrini e come le pagherà chiunque altro dovesse fare lo stesso errore. 

Il dissenso e le offese si nutrono della reazione della vittima. Se andate a insultare un sasso vi stancherete nel giro di cinque minuti. Se insultate una persona che reagisce ai vostri insulti, potreste divertirvi per mesi o  anni addirittura. 

Non c'è nessun razzismo in Italia, neanche quando si parla di immigrati. Non è razzista dire "gli immigrati sono tutti ladri", sarà al massimo generalista,  esattamente come dire che i popoli del nord europa sono tutti biondi. Sono generalizzazioni fondate sulle percentuali. Quando si parla di grandi masse umane ci si riferisce sempre alle percentuali. A scuola ci insegnavano che i romani usavano mangiare in un certo modo: questo non significa che ogni singolo romano mangiasse in quel modo, ma che una grande percentuale lo facesse, e tale percentuale, essendo una maggioranza rappresentativa, permette di prendere per buono quel determinato canone. Allo stesso modo, quando si dice che gli immigrati sono ladri non si sta dicendo che hanno una qualche predisposizione al ladrocinio, ma che la gran parte di loro, finora, è stata dannosa per la società italiana. Le ragioni possono essere tante, prima fra tutte la loro povertà: è ovvio che una grande massa di uomini sbarcati in una nazione straniera senza soldi né beni, debba ricorrere al furto per vivere, soprattutto se il lavoro scarseggia. 

In Italia c'è semplice ignoranza e un concetto di politically correct totalmente distorto, confuso e ormai inservibile. Ogni parola viene considerata un'offesa.
Con ciò, come già spiegato parlando delle percentuali, non sto dicendo che non esistono persone realmente razziste. Sto dicendo che la gran parte della popolazione non è razzista nell'accezione vera del termine e che quella minoranza razzista non può essere condannata sulla base di un pensiero o di parole, ma potrà esserlo soltanto quando e se commetterà atti lesivi. 

In tutto ciò, trovo che Kyenge sia brutta e penso di essere libero di dirlo. Trovo anche che sia stupida, estremamente, come la Boldrini, come Letta, come Gasparri, come tanti altri politici, e penso di essere ancora libero di dirlo perché sto semplicemente traendo delle conclusioni: il loro compito è far funzionare lo Stato -> lo Stato non funziona -> sono incapaci di svolgere il loro compito -> restano comunque al potere e sostengono di poterlo fare -> sono stupidi. O forse hanno il compito opposto. 


2 commenti:

  1. Premesso che di base sono d'accordo con quanto dici sul razzismo tuttavia vorrei farti una domanda: è giustificata qualunque forma di violenza verbale nei confronti di chi che sia , colpevole, secondo il proprio punto di vista, di non svolgere adeguatamente il proprio operato?Per quanto mi riguarda sbaglia sia il ministro Kyenge a strumentalizzare in maniera indecente la problematica del razzismo per coprire le sue inadempienze ma anche chi si sente autorizzato a sfogare le propria frustrazione senza limiti alla decenza. Il popolo degli haters, per quanto mi riguarda, aderisce al classico format italico in cui esistono tutti doveri per gli altri e tutti diritti per il proprio ego. Ci si sente altresì in grado di voler giudicare negativamente tutto il mondo tranne che se stessi. Troppo facile e troppo comodo! Io dissento da questo atteggiamento di inciviltà perchè un conto è una critica costruttiva e argomentata, l'altro un insulto alla Grillo di base populista e qualunquista. Ognuno si assuma le proprie responsabilità sia nelle vesti di autorità che di privato cittadino perchè un errore del primo non giustifica un errore del secondo.

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  2. Beh, è un discorso un po' complesso che mi da uno spunto per un prossimo articolo.
    Di base ti direi che sì, è giustificata qualsiasi forma di protesta verso i politici, perché non si può pretendere che in uno Stato i cittadini siano tutti intelligenti e sappiamo COME protestare. Ci sarà chi scrive come me, ci sarà chi protesta in modo costruttivo, e ci sarà chi semplicemente "sfoga odio" cercando di fare più male possibile. Ricordo, tuttavia, che se così tante persone tentano di fare male (verbalmente) ad una sola, significa che questa se l'è cercata.
    La perversione, intesa come agire contrario alla logica umana, può essere di un solo uomo, non dei molti, essendo un tratto molto raro e che si manifesta in mille modi ed ambiti differenti. Dubito, quindi, che esistano in Italia migliaia di perversi che vogliono insultare Kyenge per il solo gusto di fare del male.


    Sono però d'accordo quando dici che è un tipo di protesta inutile. Dopotutto, una volta che l'avremo offesa, lei tornerà tra i suoi soldi e se ne fregherà abbastanza di quel che ha sentito. Anzi, mossa dal risentimento, potrebbe anche aver perduto il briciolo di umana compassione che poteva avere prima degli insulti.

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