domenica 21 aprile 2013

Il rumore di una Repubblica che cade

La scena aveva un sapore drammatico ed epico. La Boldrini che scandiva meccanicamente quasi soltanto il nome di Giorgio Napolitano, le schede che passavano di mano ritmicamente, il silenzio nella Camera, mentre i voti per re Giorgio aumentavano alla velocità di lettura del Presidente della Camera. Infine, giunti a 497 voti (il quorum, ricordo, era a 504), i parlamentari si alzano ed applaudono a lungo, interrompendo quel processo "democratico" dello spoglio delle schede. E' stato in quel momento che ho commentato, mentre sedevo con mio nonno in cucina, "E' questo, dunque, il rumore di una Repubblica che cade? Lo scroscio di un applauso?"

Evidentemente sì, è con un grande applauso che abbiamo salutato la Repubblica e ci siamo avviati verso una sorta di Principato Augusteo. Il famigerato Ottaviano Augusto,  nipote e successore di Giulio Cesare, fu proprio così che regnò su Roma. Non aveva alcun potere costituzionalmente riconosciuto, in realtà era semplicemente una figura autorevolissima per aver comandato le legioni durante le guerre contro i cesaricidi e per aver tenuto le redini della Repubblica durante una fase politica difficilissima.
Restaurata la pace, Ottaviano rese formalmente il potere al Senato. Consoli e magistrati venivano eletti con regolarità, il Senato svolgeva le sue funzioni, i comizi si radunavano, ma sopra tutto ciò rimase l'ombra di Ottaviano che con una sola parola poteva far dimettere un console o dettare la linea politica, in veste del suo ruolo di "garante" affidatogli dall'opinione pubblica piuttosto che da una legge. 

Con Napolitano abbiamo vissuto all'incirca la stessa situazione. Una profonda crisi politica dovuta all'esito incerto delle ultime elezioni politiche, un Presidente della Repubblica (PdR) che è stato invocato da tutti come il salvatore della patria, i capi dei partiti che si sono rimessi nelle sue mani pur di non ammettere di avere miseramente fallito. 
Ed il caro Napolitano, con tanta autorità attribuitagli da partiti e popolo, si è trasformato da PdR in Princeps. Ricordo che la differenza starebbe nella possibilità di dettare l'indirizzo politico, possibilità che a Napolitano è stata ampiamente riconosciuta. 
Questa rielezione non è altro che la prova che i partiti hanno fatto di tutto per preservare se stessi, proprio come avevo predetto che avrebbero agito qualche mese fa. 
Tanti si aspettavano il cambiamento e lo vedevano in Stefano Rodotà (che non commenterò perché è inutile ormai), ma questi tanti avrebbero dovuto porsi una domanda, che è la domanda che spiega ogni comportamento tenuto dai partiti in questi giorni: quale PdR garantirebbe un governo di larghe intese che permetterebbe ai partiti di tenersi a galla?
E' questa l'unica domanda alla quale ha risposto la politica. 
Perché avrebbero dovuto votare Rodotà, un uomo assente dalla politica nazionale da decenni? Rodotà non avrebbe formato alcun governo con gli esponenti storici di destra e sinistra, probabilmente non avrebbe formato alcun governo neanche con il M5S. Rodotà era un'incognita, e i partiti ora hanno bisogno di certezze.
Il PD ci ha provato con Marini, che avrebbe messo d'accordo anche il PDL, ma è saltato. Così ha proposto Romano Prodi, che piaceva anche a parte del M5S, ma il PDL non lo avrebbe mai votato. E così le prime tre votazioni sono saltate con candidati improponibili, ma dopotutto era questo lo scopo. Dalla quarta votazione in avanti, infatti, con la possibilità di eleggere il PdR con la sola maggioranza assoluta (50% + 1 degli aventi diritto), avrebbero potuto votare un PdR politico. 
E chi meglio di Giorgio Napolitano? 
In fondo il suo programma era già chiaro, già concordato con le parti e già largamente conosciuto: mettere d'accordo tutti, dare un ministero ad ogni partito e tirare avanti la carretta. 
Non si poteva sperare di meglio, ed infatti i 738 voti in suo favore lo hanno largamente dimostrato. Se lo avessero proposto alla prima votazione avrebbe vinto subito, ma i partiti avevano bisogno di fare scena e dimostrare una volontà di cambiamento. Insomma, ci hanno gettato un po' di fumo negli occhi e poi hanno restaurato lo status quo. 

E' chiaro che PD e PDL non potevano trovare alleati migliori l'uno nell'altro. 
Napolitano è totalmente incapace di svolgere il suo ruolo, ma non fa niente. Sta agendo da Primo Ministro, con la differenza che il PdR non ha responsabilità politiche, anche se agisce da politico. E' l'uomo perfetto, quello che può deresponsabilizzare i partiti pur ripetendo continuamente che la politica deve prendersi le sue responsabilità. 
Un bel modo per fotterci ancora, e mi meraviglio che tanta gente continui a credere in lui. 

Ora resta l'incognita Berlusconi. Tra i tanti, è l'unico che non si accontenta di condividere un governo. Ha già dimostrato di odiare le intese e, appena sarà sicuro di vincere, farà di tutto per far cadere il governo.
Probabilmente ad Ottobre staremo votando di nuovo, ma inutilmente.
Intanto vi lascio con una chicca.


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