sabato 13 aprile 2013

Analisi delle riforme istituzionali proposte dai saggi

I saggi hanno finito. Hanno scritto due distinte relazioni, una sulle riforme istituzionali, una sulle riforme in campo economico. Rientrando la prima nel mio campo, la esaminerò più da vicino e cercherò di distillarne l'essenza, lasciando ad un secondo momento (o ad un altro blogger più esperto di me in economia) l'analisi delle riforme economiche. 
Per i più pignoli, inserisco qui il testo della Relazione Finale del Gruppo di Lavoro sulle riforme istituzionali.

Premetto che non c'è niente di nuovo sotto il sole. La relazione non è altro che un miscuglio discretamente assortito di tutte proposte già fatte e già sentite dai partiti, alcune vecchissime, alcune più coraggiose (come quella di regolamentare l'azione delle lobbies). In generale, tutto il testo è molto sommario e non sempre è indicato in che modo raggiungere gli obiettivi. Questo ne fa un documento certamente condivisibile, ma di scarso valore pratico. 
Per dirne una: è facile scrivere che vanno resi più veloci i processi civili, tutti sono d'accordo; un altro conto, però, è scrivere come raggiungere questo preciso obiettivo, e qui iniziano le eterne discussioni tra i partiti che questa relazione avrebbe dovuto evitare.
La lettura va dunque fatta in un'ottica molto generalista, senza aspettarsi reali risoluzioni dei problemi. E' più che altro un'enumerazione delle cose da sistemare, il tutto condito da retorica da salotto che piace tanto a Napolitano. Un lavoro indegno per persone che abbiamo definito "sagge". 
Come avevo già scritto tempo fa, lo scopo dei saggi era un altro, non era davvero quello di dare un programma condivisibile ad un futuro governo. E lo scopo è stato raggiunto.
Ma passiamo all'analisi del documento.

La relazione è divisa in sei capitoli e molti più paragrafi. Per questioni di comodità, farò l'analisi divisa per capitoli, cercando di essere breve.

1. Diritti dei cittadini e partecipazione democratica
Si parla dell'obbligo di inserire nello Statuto dei partiti politici gli organi dirigenti elettivi, le procedure deliberative, garanzie per le minoranze, elenchi degli iscritti e parità tra i sessi; tutte cose senza dubbio lodevoli, ma che gli statuti dei maggiori partiti già contengono. 
C'è appena un accenno al referendum confermativo delle riforme costituzionali e proposte di modifica del referendum abrogativo, in particolare sul calcolo del quorum (calcolato sul 50% più uno dei votanti alle ultime elezioni della Camera) e sul giudizio di costituzionalità, ma comunque nulla di incisivo o impellente.
Elevare il numero di firme richieste per le leggi di iniziativa popolare, ma senza specificare a quanto, e, sempre per restare sul "popolare", il dibattito pubblico locale sulle grandi infrastrutture. In poche parole, prima di costruire una grande autostrada nella vostra provincia, si riuniranno i residenti e si dovrà tenere conto del loro parere, per questioni di trasparenza. Potrebbe essere una cosa buona, nelle zone dove il dibattito non verrebbe comprato dalla criminalità organizzata. 
Poi c'è uno sproloquio sul principio di legalità che si sta perdendo, del tutto inutile e inconcludente. 
Se queste sono le idee per dare più diritti ai cittadini, siamo davvero alla fine della democrazia. 


2. Del metodo delle riforme
Si caldeggia (con fin troppe righe) la necessità di una Commissione per la presentazione di un progetto di riforme costituzionali formata da parlamentari e non, giustificandola con il voler mettere al riparo la riforma costituzionale dai venti della politica. Ma state tranquilli, la Commissione non avrà potere di approvare il suo stesso testo, che infatti dovrà essere presentato al Parlamento e approvato (o modificato) liberamente dai nostri rappresentanti eletti. Ergo, finirà comunque tra i venti della politica. Molto divertente.


3. Parlamento e governo
Qui andiamo sul pesante. Il gruppo di lavoro si spacca: 3 membri propendono per mantenere l'attuale regime parlamentare con qualche modifica, 1 invece appoggerebbe un semipresidenzialismo alla francese. La differenza consisterebbe nell'elezione del PdR, che nel sistema semipresidenziale verrebbe eletto dal popolo. Il problema dell'elezione popolare, con i poteri che ha attualmente il PdR, sarebbe una legittimazione troppo forte che potrebbe persino contrastare con quella del Parlamento, anch'esso di derivazione popolare. In altre parole, il PdR avrebbe il potere di sciogliere le Camere e potrebbe farlo quando gli pare, dal momento che è legittimato dalla nazione; potrebbe inoltre imporre linee politiche al governo, dal momento che il governo non ha legittimazione popolare e deve rispondere del suo operato a PdR e Parlamento; potrebbe, insomma, diventare un Presidente sul modello americano con in più il potere di sciogliere l'assemblea elettiva (cioè le Camere), il che gli darebbe un potere immenso. Chiamandolo Cesare o Augusto, saremmo davvero tornati al principato romano. 
La forma di governo parlamentare resta quindi quella preferibile. Parlamentare significa che dal Parlamento derivano tutte le altre figure istituzionali ed il Parlamento è l'unico ad avere legittimazione popolare. Si propone l'introduzione di una sfiducia costruttiva (buona) ma anche la possibilità per il Presidente del Consiglio (PdC) di proporre al PdR lo scioglimento delle Camere e la nomina e revoca dei ministri. 

Il Parlamento verrebbe riformato:
- Camera dei Deputati con 480 membri, l'unica a poter dare la fiducia al governo ed eletta a suffragio universale. Approverebbe le leggi come fa attualmente, ma senza il doppio turno in Senato.
- Senato delle Regioni con 120 membri, formato da Presidenti di Regione e rappresentanti delle Regioni eletti nei Consigli regionali. I seggi saranno proporzionali al numero di abitanti delle Regioni. Il Senato potrà formulare proposte di legge e partecipare al procedimento legislativo nelle materie riguardanti gli enti locali, le riforme costituzionali e le riforme della legge elettorale. 

Si propongono poi diverse riforme sul funzionamento delle Camere (o della Camera, dipende se si supererà il bicameralismo), riguardanti soprattutto la forma delle leggi, la riduzione delle  Commissioni parlamentari, la pubblicazione su internet del lavoro del Parlamento (con le dovute limitazioni di cui sicuramente si abuserà) e un gruppo di controllo sui conflitti di interessi formato da parlamentari veterani. Ora, dopo aver letto questo mio articolo, sapete cosa penso dei politici veterani e della loro onestà.

Menzione a sé ha la riforma della legge elettorale, ma i saggi si limitano a proporre così tanti sistemi già esistenti che il dibattito verrà demandato alla politica. 

Tutto sommato non è niente di nuovo e, in generale, mi sento di approvare tutto, nella misura in cui si possa approvare un discorso così generalista da essere condivisibile dal 100% della popolazione. "Ridurremo le tasse!", ovvio che sono d'accordo tutti. "Le ridurremo in tal modo, abolendo questo e quest'altro!" e qui iniziamo a picchiarci. 


4. Rapporto tra Stato e Regioni
Si butta lì in modo generico l'ipotesi di un accorpamento volontario delle Regioni di piccole dimensioni (quali sono?), ma il nocciolo della questione riguarda le competenze di Stato e Regioni. Si propone, con riforma costituzionale, di far decidere allo Stato quali infrastrutture siano di interesse nazionale e quali di interesse regionale, dividendole e gestendole di conseguenza. 
Si fa un accenno molto lungo e diluito al federalismo fiscale, senza alcuna concretezza su come realizzarlo. Il succo è che gli Enti Locali avrebbero la facoltà di imporre tributi propri e lo Stato non può intervenire per sanare i conti dell'Ente poco virtuoso, se non commissariandolo. Ovviamente questo prevederebbe la divisione delle competenze tra i vari livelli di amministrazione, cercando di evitare le compartecipazioni. 
Insomma, facile a dirsi. 


5. Amministrazione della giustizia
Accorciare la durata dei processi civili, penali, amministrativi e contabili, ridurre i fenomeni di iniziative giudiziarie (soprattutto penali e contabili) laddove non vi siano oggettive notizie di reato, perfezionare il sistema di tutela dei diritti fondamentali. It's ok. Più generici di così, si poteva scrivere con pennarelli colorati "vogliamo la giustizia", con tanti smile intorno. 
Buona l'idea del ricorso individuale alla Corte Costituzionale per la tutela dei diritti umani, come avviene già in altri Paesi, tra cui il tanto odiato Israele. Avrei preferito comunque una Corte ad hoc per i diritti umani. 
Sul piano strettamente penale si propone di mettere un freno alle intercettazioni ed usarle solo come prova e non per ricercare un reato (all'atto pratico la distinzione è molto blanda, ma tant'è...), di considerare i comportamenti riparatori come cause di estinzione di un reato lieve (quale sarebbe il reato lieve?) e, ovviamente, di renderli più brevi, punendo chi cerca di allungarli. Anche qui, generici al massimo. Hanno elencato i problemi e hanno scritto accanto "da risolvere". L'avvocato più scarso avrebbe fatto di meglio.
Sovraffollamento carcerario: più domiciliari, più pene alternative, e se si riesce diamo un lavoro ai carcerati. Ma se non c'è neanche per gli uomini liberi. Va bene. 
Nel campo della giustizia civile si propone l'ampliamento del ricorso a sistemi alternativi al processo (mediazione, arbitrato), l'istituzione dell'ufficio del processo (non dicono come funzionerebbe) e l'affidamento di compiti di "giustizia minore" al personale amministrativo  e paragiudiziario. Non sono stato io generico, hanno scritto proprio così.
Infine, i magistrati non devono usare impropriamente i mezzi di comunicazione, non devono candidarsi nei luoghi dove hanno esercitato la loro attività e non possono esercitare la loro attività nei luoghi dove si sono candidati. Ah, e se combattono anche la mafia è ancora meglio. 


6. Regole per l’attività politica e per il suo finanziamento
Niente di nuovo sui finanziamenti ai partiti e sul rimborso delle spese elettorali: vanno mantenuti perché consentono la partecipazione democratica all'attività politica e non va confuso il finanziamento ai partiti con quello ai gruppi parlamentari. Anche qui, senza spiegare come. Mi ha fatto sorridere la parte che recita "agevolare i partiti che si impegnano nella formazione politica delle generazioni più giovani": presto tutti i partiti si metteranno a formare i giovani, spendendo di più e avendo diritto a più soldi pubblici per essere "agevolati". 
Sul conflitto di interessi sono ancora più divertenti e si limitano a dire che serve una legge non di parte per risolvere il problema.
Mi ha colpito invece la proposta, coraggiosa, di regolamentare l'azione delle lobbies, come avviene già negli Stati Uniti. Sebbene nell'immaginario collettivo le lobbies siano gruppi di pressione di signori cattivi che cospirano, esse sono una parte importante della società, tanto quanto i sindacati, e rappresentano interessi di categoria che non si possono sottovalutare. La proposta è quella di creare appositi albi in cui iscrivere le lobbies, che dovranno essere ascoltate nella formazione delle leggi. Purtroppo non c'è nulla di più tecnico in proposito. 
Infine, come avevo già detto, si parla di giunte con il compito di vigilare sul conflitto di interessi in Senato e nella Camera, formate da quattro membri. Auguri.


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