sabato 26 gennaio 2013

La crisi europea: fine dell’era politica degli stati centralisti

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uella che stiamo vivendo, non solo in Italia, ma in tutta Europa e oltre ancora,  non è solo una crisi economica, è una crisi politica nel senso più ampio della parola, nel senso più completo e radicale della parola. Politica cioè intesa come inter-relazione tra uomo e città e, per estensione, tra società e stato, tra umanità e pianeta. E’ una crisi che oserei chiamare “umana”, che tocca quasi tutte le comunità mondiali e il loro ambiente circostante. Per la cui risoluzione non basteranno aspirine o superficiali correttivi di tipo tassativo-amministrativo.
La soluzione della crisi deve passare attraverso la revisione, o la sostituzione, di molti dei valori strutturanti le società, soprattutto quella  dei cosiddetti paesi civili. Religione, cultura, tipo di economia organizzazione sociale che animano la politica attuale, cioè la vecchia politica, sono da rivedere. La vecchia politica ha prodotto grovigli d’infinite leggi e regolamenti, giustizia lenta, ipertrofia dei servizi, esorbitante tassazione, centralità del commercio mondiale, abbandono dei settori produttivi agricolo e industriale, massiccio e incontrollato inurbamento del recente passato, delocalizzazione della produzione, divinizzazione del Denaro, incontrollato potere delle Banche …. Tutto questo è da rivedere. Per esempio, rimediare all’inurbamento eccessivo potrebbe passare attraverso la ridistribuzione sul territorio di parte degli abitanti delle grandi città. Fatto non più ghettizzante grazie alla telematica che tiene un campagnolo collegato al mondo.

La Vecchia Politica non assicura più né il naturale sviluppo della personalità dell’animale UOMO, né la felicità dei membri delle comunità. Il fatto è sotto gli occhi di tutti. C’è dunque da immaginare una Nuova Politica.

La nostra è una crisi storica, è una crisi  strutturale, di sistema. Finisce un’era politica ed occorre immaginarne un’altra.  E’’ illusorio credere che questa nostra crisi si risolva solamente con correzioni di tipo sovrastrutturali. Bisogna agire sui contenuti e sul contenuto, sull’architettura statale e sulla cultura degli uomini che vi ci abitano.

Gli Stati europei che vivono la crisi sono tutti stati centralisti, ad eccezione della vicina Confederazione Elvetica. Anche la Svizzera soffre la crisi, ma meno profondamente semplicemente perché non è  uno Stato di matrice feudale. La Svizzera è il solo stato europeo ad aver saputo rifiutare l’architettura statale feudale. Gli altri stati europei sono tutti stati che prendono origine dal crollo dell’impero romano. Furono abbozzati  dalle caste guerriere dei barbari invasori, ingranditi dalla nobiltà, le famiglie barbariche dominanti, e perfezionati dalla cosiddetta Borghesia dei secoli scorsi. Ora si trovano in mano a oligarchie per lo più ignoranti e avide i cui membri provengono da ogni estrazione sociale. Si basano sullo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. Vivono dei valori strutturanti   di cui sopra cioè dei valori strutturanti della vecchia politica. Sono pertanto  vecchi ed obsoleti. Anacronistici. Sono sempre più traballanti e, per non cadere, cercano di appoggiarsi uno all’altro formando quella che chiamano Unione Europea. Cedono fette sempre maggiori di sovranità al Governo Centrale dell’Unione Europea, Unione ancora più centralista e lontana dai bisogni della gente di quanto lo fossero   essi stessi. Non è certo questo tipo di Unione Europea il modo per arrivare alla soluzione della crisi storico-politica che stiamo vivendo.

Lo  scienziato francese Henri Laborit, importante  sociobiologo, scomparso alcuni anni fa,  analizzando i problemi sociali in cui i nostri stati si dibattono, arriva a concludere che l’unica soluzione è che essi devono sciogliersi per essere sostituiti da entità sociali addirittura senza leggi scritte.  A questa conclusione non è pervenuto un uomo qualunque, ma  un eminente scienziato, studioso della vita e della società! La cosa deve farci  riflettere e meditare…

Non giungerò a condividere in pieno la conclusione di Laborit, ma penso che gli attuali Stati europei debbano sparire dalla scena storica. Devono essere sostituiti da una architettura governativa nuova: l’Unione Europea dei popoli. Non vogliamo l’Unione Europea dei vecchi stati  centralisti ma un’Unione di tanti nuovi stati originali e indipendenti, uno per ogni popolo o comunità, tra essi collaborativi, cioè federati. Le grandi megalopoli debbono essere messe sullo stesso piano dei popoli o comunità e formare pure loro entità statali “indipendenti”. Tutti i popoli e tutte le comunità d’Europa, grandi o piccole che siano, hanno diritto all’indipendenza, alla sovranità. E la parcellizzazione del potere in mano ai grandi stati centralisti è condizione necessaria per  impiantare e sviluppare all’interno dei popoli e comunità la Nuova Visione del mondo dettata da quei nuovi valori strutturanti che la scienza ( e mi riferisco soprattutto alle scienze umane) ha individuato. Essi sono  oramai essenziali per assicurare il naturale sviluppo dell’animale uomo e del suo  benessere.

La nuova politica che gli stati indipendenti e federati d’Europa debbono immaginare deve  dunque alimentarsi dei valori  strutturanti della  Filosofia Naturale  che le numerose scoperte scientifiche del secolo scorso, in tutti i campi del sapere, hanno evidenziato e reso fruibili. La Nuova Politica ha bisogno di ispirarsi a tale Filosofia.

E’ necessario costruire un’Europa unita a mosaico dove la pietrina che rappresenta un piccolo particolare abbia lo stesso valore e sia funzionale all’insieme come la pietra più grande. Popoli e comunità piccole e grandi uniti a formare il mosaico EUROPA UNITA.

La Svizzera nella storia europea è stata l’unico Stato a essere riuscito a opporsi al sistema politico feudale e a evitare il Centralismo.  E la Svizzera può dunque rappresentare un modello politico per la Nuova Europa. Gli Svizzeri stanno strenuamente lottando per evitare di cadere vittima del centralismo europeo. Ma è una lotta impari. Molti in quel Paese hanno ormai capito che la sola resistenza  al centralismo europeo non è sufficiente: o presto o tardi  la Svizzera soccomberebbe  e sarebbe  fagocitata.  Molti svizzeri incominciano a credere che l’unica soluzione sia l’attacco, riuscire cioè a esportare il loro modello politico e convincere i popoli europei ad adottarlo.  In questo senso, timidamente, si muove il più grande partito politico della Confederazione: l’Unione Democratica di Centro di Blocher. La strategia degli indipendentisti europei secondo me dovrebbe essere quella di aderire a questo progetto. Progetto di fare dell’Europa una Grande Svizzera.


di Joseph Henriet, su L'Indipendenza

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