domenica 6 gennaio 2013

Assuefazione e oppressione

La libertà è una condizione alla quale l’uomo si abitua facilmente. E’ come la buona salute di cui si gode da giovani: ogni affanno, ogni dolore, ogni minima disfunzione sono subito avvertite e continuano a tormentarci fino a quando non ci saremo curati. Tuttavia, quando i dolori e gli impedimenti aumentano e ci abituiamo a portarli, ecco che curarsi non diventa più prioritario. Sarà normale alzarsi al mattino con la schiena dolorante, sarà normale avere un dente che duole con i cibi più duri, sarà magari divertente trovare peli bianchi nella barba. 

Poi, quando si è troppo vecchi e quando i malanni saranno così tanti da impedirci di svolgere la più semplice delle attività, ci ricordiamo che dobbiamo curarci, che dovremmo curarci.
Con la libertà ci comportiamo allo stesso modo. Lasciamo che si corroda lentamente, che si sgretoli sotto i colpi lenti ma incessanti di governi sempre più dispotici, troppo distratti dai nostri problemi personali ed affanni quotidiani. Arriviamo al punto da restare impassibili davanti alla tv e continuare a mangiare mentre i tg parlano di misure restrittive che farebbero rabbrividire un uomo consapevole ed attento alla sua libertà. Un po’ come quando mangiamo distrattamente biscotti al cioccolato e i dietisti fanatici ci bacchettano per la nostra imprudenza.

Quali sono, dunque, i biscotti al cioccolato che noi dietisti della libertà dovremmo tenere d’occhio? In generale, senza scendere nel dettaglio dei singoli provvedimenti, possiamo indicarne alcuni che valgono per ogni società, in ogni momento storico: restrizioni sul commercio, restrizioni alle frontiere e sugli spostamenti dei cittadini, controlli invasivi e senza autorizzazione su persone e capitali, nazionalizzazioni dei servizi pubblici, inflazione crescente, tasse elevate su ogni attività finanziaria e commerciale, censure sui mezzi d’informazione. Ce ne sarebbero altri, ma questi danno già un quadro completo.
Non serve essere degli esperti per rendersi conto che il mondo occidentale sta marciando esattamente in questa direzione, l’Italia prima di tutti. Ogni giorno al tg sentiamo di nuove tasse e di nuovi controlli necessari per combattere l’evasione, dimenticandoci del tutto che la libertà rientra nei diritti inviolabili dell’uomo. Se la sua violazione fosse giustificata da uno stato di necessità qualsiasi, allora essa non sarebbe più un diritto – per giunta non inviolabile – bensì un’optional, un di più, un lusso. Una condizione privilegiata. Qualunque uomo consapevole della propria libertà e dei limiti di un governo dovrebbe rabbrividire davanti alle  misure dei governi occidentali degli ultimi anni, preoccupati più di mantenere il controllo sulle masse che di permettere la crescita e garantire le libertà civili.
Non siamo ancora però al punto di rottura, al punto in cui saremo così vessati da prendere in seria considerazione l’opportunità di curarci. Questo perché il governo continua a darci il contentino. Ogni partito porta con sé al potere una lista di bastonate ma sempre una carota alla quale ci aggrappiamo come se fosse una gentile concessione di qualche statista geniale che è riuscito a prendere un brandello di libertà e a riconsegnarcelo. Ed a noi sta bene.

E’ emblematico il caso della Rivoluzione Francese, quando Robespierre pronunciò il famoso discorso sul processo del Re. Accusò i politici e i rappresentanti dell’epoca di essersi lasciati sedurre dagli agi del post-rivoluzione e di non avere più il desiderio di libertà necessario a votare per la condanna a morte del Re. Il nuovo Stato francese si era formato da pochi anni e già erano assuefatti alla libertà al punto di voler graziare l’uomo che aveva permesso l’oppressione del popolo da parte dei ministri con la sua colpevole inerzia. In una Repubblica come quella italiana, vecchia di settant’anni, il sentimento di libertà è ormai lontano e vago. La classe politica si comporta come la nobiltà dell’ancient regime francese e noi li lasciamo fare, preoccupati di comprare il nuovo iPhone piuttosto che di salvare gli ultimi diritti che ci restano.

Un esempio di Stato quasi arrivato al punto di rottura è l’Argentina. Tutte le misure coercitive e lesive della libertà che ho citato sopra sono state attuate. Il governo, tramite un sistema di interessi costituiti da anni, detiene il controllo dell’80% dei mezzi di comunicazione, controlla i prezzi di oltre 300 prodotti, impedisce alle aziende di spostare anche all’estero gli affari, stampa denaro per pagare una pubblica amministrazione sempre più pesante ed aumentando così l’inflazione, impedisce l’adeguamento dei salari all’inflazione. I costi della vita sono altissimi, i sindacati dichiarano sciopero un giorno si e l’altro pure.
La reazione della popolazione è stata quella di darsi ai saccheggi dei negozi, sempre più frequenti e violenti negli ultimi mesi, nonostante le repressioni della polizia.

In Italia manca poco, siamo già sul binario giusto. 

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