mercoledì 18 giugno 2014

Un presidenzialismo vintage

Berlusconi è tornato a parlare di elezione diretta del Capo dello Stato. In un periodo in cui si discute di riforme istituzionali, non poteva non rilanciare un'idea che già da tempo sbandiera come necessaria e democratica. Come premessa, Berlusconi fa notare che già da tempo il Capo dello Stato ha scavalcato i poteri concessigli dalla Costituzione, e di conseguenza sarebbe opportuno legittimare tale potere espanso con un'elezione popolare.
Ha infatti dichiarato: 
«Negli ultimi decenni il Capo dello stato si è trovato a svolgere, sempre di più, un ruolo di supplenza emergenziale ma quando l'emergenza si protrae troppo a lungo finisce per diventare fisiologica»
E poi ancora:
«Il problema è che oggi il capo dello Stato non ha una legittimazione popolare. Si è verificata una frattura irrisolta tra la lettera della Costituzione e la pratica quotidiana»
Sono entrambe giuste affermazioni. Con la scusa dell'emergenza democratica o della crisi economica, il Capo dello Stato ha spesso usato il suo potere per condizionare la politica. Come ogni analista veterano saprà, tuttavia, questo non è un problema, ma è un effetto di problemi ben più grandi. La nomina del Capo dello Stato, e dunque la sua non legittimazione popolare, sono al momento uno dei pochissimi limiti allo strapotere dei partiti che hanno l'onore di avere anche la presidenza della repubblica. Attualmente, il PD.
Berlusconi non è stato chiaro sul modo in cui intende gestire il passaggio da una forma di governo monistica, con legittimazione popolare soltanto di una Camera, ad una forma di governo dualistica, con doppia legittimazione popolare di Camera e Capo dello Stato.
Prendendo alla lettera le uniche dichiarazioni che ha fatto in merito, dunque, si evincerebbe che per Berlusconi la riforma sarebbe soltanto nell'elezione diretta del Capo dello Stato, senza alcun meccanismo di razionalizzazione dei suoi rapporti con la Camera elettiva e con il Governo.
Allo stato attuale delle cose, il Capo dello Stato gode dei seguenti poteri, come da artt. 87, 88 e 92 della Costituzione:
- Scioglie le Camere, sentito il parere dei loro presidenti, e dunque dei partiti.
- Nomina il Presidente del Consiglio ed i Ministri; il primo su "proposta" del partito di maggioranza nelle Camere e degli elettori, che con l'artifizio delle liste chiuse e dei nomi sui simboli del partito, candidano il loro PdC come fosse elettivo; i secondi su proposta del PdC, e dunque comunque del partito di maggioranza e relativi alleati.
- "Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del governo. Promulga le leggi ed emana i decreti e i regolamenti.", e questo è meramente formale finché al potere c'è il partito del PdR in carica.
In più ha vari poteri di nomina e ratifica dei trattati internazionali. Per ulteriori dettagli, consultate la Costituzione o wikipedia.

Considerando la permanenza di tali poteri nelle mani del Capo dello Stato, poiché - lo ripeto - Berlusconi non ha mai fatto alcun cenno alla modifica dei rapporti tra le istituzioni per adeguarle ai nuovi equilibri, il risultato è questo:


Il Consiglio dei Ministri perderebbe ogni potere, poiché tra Capo dello Stato e Camera sarebbe l'unico organo a non essere eletto direttamente dal popolo, e dunque l'unico organo a dover rispondere sia al Capo dello Stato, sia alla Camera.
Il Presidente del Consiglio tornerebbe ad essere esattamente come lo disegnarono i "padri costituenti", e cioè un mero organizzatore e portavoce del Consiglio dei Ministri, e non un vero e proprio Primo Ministro sul modello anglosassone, come ora.
I partiti, invece, che non sono istituzioni secondo la Costituzione ma lo sono nella prassi, otterrebbero un potere straordinario, superiore a quello che hanno attualmente.

Il Capo dello Stato eletto, infatti, non sarebbe più né super partes, né organo di garanzia, poiché l'elezione lo pone nel gioco della politica (più di quanto già non vi sia) e lo rende soggetto a responsabilità politica e autore delle scelte di direzione politica dell'azione di Governo. Ciò significa che nessun partito dovrà più fare finta di essere estraneo al Capo dello Stato in carica. Il PD potrà smettere di fingersi un estraneo a Napolitano, e quest'ultimo potrà tranquillamente dichiarare di essere un uomo del PD ed agire di conseguenza apertamente in favore del PD e contro i suoi avversari politici.
La legittimazione popolare gli darebbe la giustificazione per ricorrere sempre e comunque ai suoi poteri, e le legislazioni ed i governi verrebbero smontate e rimontate a piacimento del partito che otterrà la presidenza della repubblica.
Sarebbe il caos sia nel Parlamento che al Governo.

L'unico organo che resterebbe stabile e al suo posto sarebbe la PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA, nella persona del Capo dello Stato. 


La via del presidenzialismo, dunque, non passa certamente per un sistema come quello attuale, né per un assetto politico fortemente fondato sui partiti.
La legittimazione popolare non è soltanto uno strumento formale e democratico, ma è anche un via libera agli abusi di potere commessi in nome del popolo sovrano che ha scelto un suo rappresentante e gli ha dato carta bianca. Inutile parlare di buonsenso, di correttezza o di integrità morale: se un uomo di un partito ottiene una carica che gli consente di smontare e rimontare governi e legislazioni, quell'uomo lo farà e agirà in favore del suo partito.

I più cinici mi risponderanno che il Capo dello Stato sta già agendo in favore del suo partito, e neanche Berlusconi perde occasione di farlo notare. Ma è un dato di fatto che, ad oggi, le legislazioni sciolte siano state relativamente poche e che il Capo dello Stato non si è mai sbilanciato troppo.
La legittimazione popolare accrescerebbe l'ingerenza del Capo dello Stato, facendone l'unico burattinaio indiscusso di tutto l'assetto istituzionale e politico.

Infine, è bene ricordare che se l'istinto gregario dell'essere umano tende a farlo raccogliere intorno a determinati emblemi e simboli, esso è ancora più forte quando l'emblema è un uomo.
Dunque, tra Camera e presidenza della Repubblica, l'organo che diverrebbe il vero rappresentante della volontà popolare e che riceverebbe le attenzioni e l'affetto dell'elettorato, sarà la presidenza della repubblica nella persona del Capo dello Stato.
Il culto della persona diverrebbe centrale, come è già centrale sul Presidente del Consiglio. Ma su un uomo coi poteri dell'attuale Capo dello Stato, il culto della persona porta a questo:


Poi fate voi. Se vi piace tanto eleggere la gente e credere che ciò sia uno strumento di controllo sulla feccia che proviene dai partiti, allora forse meritate quanto sopra.

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