lunedì 24 febbraio 2014

Una buona prassi per formare i governi

Il governo Renzi è squisitamente in continuità con tutti i governi precedenti, in un modo tanto palese che, per presentarlo come nuovo, si è potuto giocare soltanto sull'età media, molto più bassa degli altri. Se avesse avuto davvero elementi innovativi, tutti li avremmo notati ed egli stesso li avrebbe sbandierati in televisione, come ama fare con le amenità quali l'equa ripartizione tra maschi e femmine (tipica del bestiame) ed il basso numero di ministeri (tuttora troppi, comunque). 
Ciò che mi sarei aspettato da un uomo che ha tanto parlato di meritrocrazia, sarebbe stato un metodo innovativo di scelta dei ministri, e quindi delle personalità competenti e dal curriculum trasparente. Dico sarei, perché ero certo che Matteo Renzi non avrebbe rotto la tradizione, nominando persone che nel mondo del lavoro non avrebbero ottenuto neanche un colloquio nei settori attualmente assegnatigli. 

A chi è pratico di internet basterà googlare i nomi di tutti i ministri per rendersi conto che mancano totalmente di conoscenze e competenze (comunque presunte), spesso in modo tanto palese da costituire una vera e propria offesa agli elettori. 

Ne riporto solo qualcuno, per farvi rendere conto:

Giustizia - Andrea Orlando, diploma di liceo scientifico
Difesa - Roberta Pinotti, laureata in Lettere.
Lavoro - Giuliano Poletti, diploma di perito agrario e nessun incarico particolare che ne giustifichi le competenze (presunte) in questo settore.
Salute - Beatrice Lorenzin, riconfermata, diploma di liceo classico e nessun incarico particolare che ne giustifichi le competenze (presunte) in questo settore.

I più esperti di gossip sapranno dirvi anche di chi sono amici o figli questi bravi signori e signore, ma a me è sufficiente mettere in evidenza quanto siano inadatti al ruolo che ricoprono. 
In Italia esistono scuole e master in strategia militare ed affini, ma noi abbiamo una laureata in Lettere nel ministero della Difesa, immagino perché sconfiggeremo i nostri nemici con la cultura e i libri. 
Alla Giustizia abbiamo un semplice diplomato al liceo scientifico, quando potrebbero starci fior di ricercatori nel campo giuridico, ma immaginiamo che il signor Orlando sia un luminare incompreso.
Poi abbiamo un perito agrario come Ministro del Lavoro. Io immagino i ragazzi che escono dall'istituto agrario del mio paese e me li figuro come ministri, e vi assicuro che - con tutto il rispetto per la materia agraria - provo un forte disagio nel sapere che le politiche sul lavoro le svolgerà una persona con le loro conoscenze. 

Ed infine abbiamo una diplomata di liceo classico al ministero della salute, seppur in Italia si contino schiere di ricercatori che guadagnano cento euro al mese dando ripetizioni ad altri futuri disoccupati.

Credo, comunque, che si tratti di scelte volute: il messaggio che vuole lanciarci Matteo Renzi un messaggio di speranza; non bisogna perdere la fiducia, perché più si è  fancazzisti, più è  alta la probabilità di ricoprire alti incarichi pubblici. 
(Consiglio, in tal proposito, la lettura di "Una storia semplice" di Leonardo Sciascia)


LA BUONA PRASSI

Da un meritocratico, dicevo all'inizio, mi sarei aspettato l'introduzione di una prassi costituzionale nuova ed efficace, capace di produrre ministri non dico santi, ma quantomeno presentabili ai cittadini. 

Come da sentenza della Corte Costituzionale, le prassi costituzionali possono avere vero e proprio rango costituzionale qualora siano in armonia con i princpi della Carta. Ovviamente, perché si possa parlare di prassi, sono necessari due elementi: la ripetizione sistematica del comportamento nel tempo e la convinzione che esso sia giusto.
Ma, prima di ciò, è  necessario che qualcuno la segua per primo.

Un vero meritocratico avrebbe invogliato tutti gli istituti privati di ricerca a stilare una lista dei loro elementi migliori, presentandone i meriti, le competenze ed in generale tutto il curriculum attinente alla materia. Tali istituti avrebbero poi certificato anche:
- che il candidato ministro non ha mai ricevuto soldi pubblici e tuttora non ne riceve. 
- che il candidato ministro non ha mai ricoperto incarichi in aziende, banche o fondazioni pubbliche o partecipate dal pubblico, e tuttora non ne ricopre. 
- che il candidato ministro non ha parenti o legami di sorta con i parlamentari della legislatura in corso, con il Presidente della Repubblica, con i membri dell'esecutivo uscente, né con membri del CSM o del Consiglio di Stato.

Soltanto i candidati che soddisferebbero tutti i requisiti richiesti finirebbero sulla lista degli istituti, che ne garantirebbero l'affidabilità mettendoci la faccia e, quindi, pubblicizzandosi anche. 

In questo modo, il meritocratico Matteo Renzi avrebbe avuto nel giro di alcuni giorni una lista di persone, poche forse, nella quale pescare i nomi almeno per i ministeri più importanti.
Avrebbe così lanciato la prassi di selezionare, per l'esecutivo, persone ampiamente competenti nella materia loro assegnata, ma soprattutto slegate da ogni altro politico o interesse partitico di sorta. 

Non nascondo che potrebbe essere una prassi con le sue falle, ma sarebbe un buon inizio per iniziare  scardinare il potere dei partiti, che da sempre producono governi assemblati con amici e parentucoli che hanno bisogno di un po' di visibilità e uno stipendio di lusso. 

Da Matteo Renzi abbiamo ottenuto solo "facce nuove", che mi risparmio di associare a voi sapete cosa, ma del cambiamento non v'è neanche la lettera iniziale. 
Il crimine continua a proliferare. 


[In questi mesi sono stato fermo a causa del terremoto che ha avuto come epicentro Piedimonte Matese. Con questo articolo riprendo l'attività sul blog, con la speranza che gli americani abbiano smesso di lanciare bombe nelle profondità della terra per provocare terremoti in aree che erano più densamente abitate nel neolitico che attualmente.]

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