sabato 21 dicembre 2013

Forconi alla deriva

Qualche giorno fa parlai del programma del Movimento dei Forconi, ma non trovai il tempo di fare previsioni sull'esito delle loro proteste. Poco male. Il recente fallimento, evidente a chiunque non si lasci ingannare troppo dalla televisione, ci permetterà di analizzare meglio le cause di una deriva preannunciata.

Il Movimento dei Forconi è un movimento politico senza leader. Mi direte che ha un fondatore di nome Mariano Ferro, col carisma di Romano Prodi nei suoi momenti di pennichella più intensa, ma è irrilevante.
Il Movimento dei Forconi non si muove seguendo un leader, come accade per il M5S, ma si muove seguendo solo ed esclusivamente la pancia
Ogni singolo membro del MdF è leader di se stesso e l'unico compito della sua classe dirigente è quello di coordinarne l'azione, organizzando i presidi e le proteste sul territorio. 

I punti deboli del Movimento dei Forconi sono essenzialmente tre: 
1. Assenza di un leader/megafono;
2. Assenza di uno scopo preciso e di step per raggiungerlo;
3. Contaminazione tra più linee politiche e di pensiero differenti; 

L'assenza di un leader/megafono non è al primo posto per caso. Un leader sul modello di Grillo si pone come snodo principale delle informazioni. Raccoglie le informazioni provenienti dal mondo della politica, le elabora e le rilascia ai seguaci con una sua interpretazione, dicendo loro cosa pensare e cosa provare relativamente ad alcune istanze. 
L'unitarietà di sentimento e di pensiero che ne deriva permette al M5S di esistere a lungo e di portare avanti campagne lavorando in massa. Al suo interno non esistono ulteriori megafoni che si pongono come "centro di distribuzione di idee". 
Beppe Grillo, anche grazie al suo blog, è ormai il megafono più forte nel M5S, ed il risultato è che finché esisterà lui, esisterà il M5S. 
A Mariano Ferro, invece, mancano gli strumenti per diventare il megafono principale del Movimento dei Forconi: un blog che raccolga tutti i seguaci e il carisma necessario a fomentarli e porsi come "primo sacerdote". 
Conseguenza di questa deficienza è , inevitabilmente, l'esistenza di numerosissimi piccoli megafoni interni al movimento, o addirittura l'inesistenza di centri di distribuzione di idee. Più la portata dei megafoni è ridotta, maggiore sarà il loro numero, fino a tendere all'assurdo che ognuno è megafono solo di se stesso. Ergo, ognuno protesta finché gli va e finché politici e televisione riescono a dare gli input necessari a mantenere viva la rabbia. 
La maggior parte dei politici si è astenuta dal commentare le proteste, limitandosi alle solite raccomandazioni di rito: niente violenza, rispetto per chi esprime le proprie idee, niente violenza, niente violenza. Perché la violenza sarebbe contro di loro. L'astensione dal commentare è stata una precisa strategia: l'assenza di un megafono forte ha fatto sì che ognuno scendesse in piazza spinto da una rabbia generata intimamente, non da una rabbia "distribuita" da un leader capace. Tale rabbia era quindi nutrita dalla condotta criminale dei politici. Tacendo, i politici hanno permesso alla rabbia di sbollire. E mancando un leader, nessun altro l'ha fomentata. E le proteste si sono frammentate, ridotte. 

L'assenza di uno scopo preciso è diretta conseguenza del punto precedente: senza un capitano a tracciare la rotta, la nave va avanti per inerzia, sospinta  a caso da venti e correnti. 
Ma una nave che va avanti a caso, non è la nave di nessuno. Il Movimento dei Forconi è senz'anima, è solo un gruppo di imprenditori e lavoratori stanchi di dare i loro profitti allo Stato e scesi in strada per urlare esattamente questo. Non per proporre qualcosa. 
Il loro programma, se così si può definire, non è neanche consequenziale a quelle che loro accusano come cause dei loro mali. E' un programma pieno di richieste di finanziamenti che mal si combina ad una protesta contro l'alta tassazione. 
A parte chi ha voglia di urlare e di arrabbiarsi insieme agli altri, nessun altro può trarre profitto dalle proteste dei Forconi. 
Questa mancanza è stata in parte coperta dall'uso di twitter e degli slogan, che hanno impedito un vero e proprio dibattito serio e ragionato a favore dei discorsi di guerra. 

C'è infine il problema della contaminazione tra più pensieri differenti. Il Movimento dei Forconi è apartitico e la sua assenza di anima permette a chiunque di fare sua la manifestazione. 
Casapound non si infiltra per caso. Casapound non è capace di raccogliere tante persone in un solo posto, perché non è altro che un insieme di circoli frequentati da fascistelli che nessuno prende sul serio. Perciò deve infiltrarsi nelle manifestazioni altrui e tentare di diventarne il megafono sul momento. Purtroppo non ci riesce, e finisce solo per spaccare qualche auto. 
Ma come Casapound, tanti altri all'interno del Movimento stesso non sanno cosa pensare né per cosa stanno combattendo sul serio. Dubito, anzi, che conoscano il programma. 
Ho sentito discorsi di ispirazione indipendentista, anarchica, fascista, liberale, comunista. Se il Movimento avesse davvero preso il potere, si sarebbe immediatamente spaccato. 

La loro pretesa di fare una rivoluzione era minata alla base. Un movimento che ha intenzione di fare la rivoluzione deve innanzitutto presentarsi come concorrenza efficiente rispetto al regime esistente. Deve coesistere come governo ombra, come vera e propria opposizione fuori dal parlamento, con personalità capaci di contrapporsi in competenza e credibilità. Deve, insomma, sembrare pronto a subentrare al regime esistente, senza far sorgere la paura per il vuoto di potere che si creerebbe nella fase di transizione. 
Ma di questo parlerò più diffusamente in altri articoli, forse. 

In conclusione, possiamo dire che il Movimento dei Forconi è un fenomeno alimentato dai politici stessi - volontariamente o involontariamente - che resta coeso solo perché d'accordo sulle cause del problema, ma non ha idea di quali siano le soluzioni. 

Nessun commento:

Posta un commento