giovedì 10 ottobre 2013

Questione di credibilità

La credibilità internazionale di uno Stato è data fondamentalmente da due fattori: la stabilità della sua diplomazia e la sicurezza dei suoi mercati. 
Della stabilità della diplomazia c'è poco da dire: l'Italia è sempre stata la prostituta degli Stati Uniti, che hanno abusato del suo territorio per montare basi militari un po' ovunque ed avere avamposti stabili pagati in parte dalla popolazione locale. 

Si è altresì dimostrata incapace di contrattare con uno Stato come l'India o di opporre un netto rifiuto alla richiesta del Kazakistan di consegnare una donna e una bambina accusate di essere moglie e figlia di un oppositore del regime. Ancora, si è dimostrata incapace di prendere posizione nella questione siriana ed ha temporeggiato fino a quando è diventato superfluo schierarsi, poiché la guerra era stata scongiurata. 
Un qualunque Stato che stia pensando di allearsi con l'Italia, davanti a tanta codardia e indecisione, farà sicuramente dietrofront: nessuno può contare su un alleato che un giorno ti cede la sua sovranità ed il giorno dopo è timido come una vergine. Se gli USA continuano a corteggiarci è soltanto perché siamo una loro succursale. La nostra utilità sta nel dare loro il nostro territorio; quando avremo smesso, non conteremo più nulla sul piano internazionale. 

La sicurezza dei mercati è ancora più importante, e se sul piano diplomatico ancora ci considerano, sul piano economico siamo considerati tanto quanto il Ghana. 
No, scherzo. Il Ghana è al 77esimo posto nell'indice della libertà economica, mentre l'Italia è all'83esimo. Così, ad occhio e croce, vi conviene di più andare ad investire in Ghana.
Secondo l'Index of Economic Freedom, "le fondamenta della libertà economica rimangono deboli, in assenza di un apparato giudiziario in grado di fornire la risoluzione efficace e tempestiva dei casi."
L'analisi prosegue ponendo l'accento sulla dilagante corruzione, sulla cultura dell'illegalità, sull'estrema lentezza dei processi e sull'ingerenza della politica nella magistratura.
La rigidità del mercato del lavoro, la mancanza di trasparenza, i costi delle licenze ed i tempi per ottenerle (oltre 200 giorni) rendono l'Italia un terreno poco fertile per l'impresa. Formalmente gli investimenti stranieri sono liberi, ma la regolamentazione del mercato è imprevedibile e ne impedisce la crescita. 
In definitiva, volendo definirci con due sole parole, l'Index of Economic Freedom ci definisce "moderatamente liberi". Un grande traguardo per un Paese che si vanta di essere nel G8. 

Ora vorrei richiamare un secondo l'attenzione di tutti quei sinistroidi costantemente indignati, che da anni vanno dicendo che la credibilità di un Paese si fonda sul comportamento del suo Presidente del Consiglio all'estero: con le condizioni disastrose sopra descritte e con un PdC serioso e composto come un perfetto ufficiale della marina britannica ottocentesca, voi investireste in Italia? O andreste comunque in Ghana? 

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