mercoledì 1 maggio 2013

Democrazia diretta digitale

Uno dei temi che tiene banco da quando il M5S ha iniziato a urlare nelle piazze è quello della democrazia diretta digitale, il sistema rivoluzionario che permetterebbe di cancellare il parlamento e di far votare le leggi ed i politici direttamente dai cittadini, su internet. 
Ora, anche chi mi legge da poco sa bene quanta poca stima e fiducia io nutra verso i politici, quindi dovrei essere portato ad abbracciare l'idea della democrazia diretta digitale. 
In realtà, la respingo in toto.

La democrazia parlamentare si fonda sul parlamento, rappresentante diretto della volontà del popolo e, quindi, l'unico a dover rispondere direttamente ai cittadini del suo operato. Il governo, l'organo esecutivo, deriva dal parlamento, così come il capo dello stato e diverse altre figure che variano di Paese in Paese. 
Il parlamento, detentore del potere legislativo poiché rappresentante della sovranità popolare, lo esercita approvando le leggi con un determinato iter fatto di diversi passaggi che non sto qua a descrivere. Quando la maggioranza del parlamento è d'accordo su un testo, questo viene approvato ed il governo provvede a renderlo esecutivo, dandogli fondi e prendendo tutte le misure necessarie affinché la legge venga applicata. 

Tutto ciò richiede diversi giorni, quindi è inverosimile che una legge venga approvata dall'oggi al domani. Il punto è che questo non è sempre un male. 

Immaginiamo per un istante che il parlamento non esista e che leggi dovessimo approvarle noi cittadini online, su proposta di un organo di cittadini apposito che prende l'iniziativa legislativa, cioè che "lanci" l'idea di una legge.
Immaginiamo uno scenario già accaduto in Italia: i media che iniziano a parlare di femminicidio, partendo da un caso eclatante che ha particolarmente colpito l'opinione pubblica. 
Si propone la pena di morte per chi uccide una donna. Secondo voi cosa voterà la gente, sull'onda emotiva? 
Oppure immaginiamo che anziché il femminicidio, tenga banco la pedofilia. Ancora peggio, no?  Tutti noi odiamo i pedofili e tutti noi saremmo ben propensi a votare per la loro condanna a morte o castrazioni varie. Ognuno ha la sua idea in merito, spesso cruenta e mai in accordo con la funzione rieducativa della pena (sebbene questi stessi carnefici poi si aizzino contro chiunque gli tocchi la costituzione su altri punti). 
Ebbene, in questi due scenari proposti, la pena di morte (od altre particolarmente cruente) verrebbero approvate nel giro di uno o due giorni da una folla inferocita che clicca di brutto davanti al pc, dispensando saggezza e giustizia. 
Non avrebbero nessun freno emotivo, perché tutti ci indigniamo davanti a certi eventi e tutti proviamo l'impulso di prendere un'ascia e fargliela vedere, a quel pedofilo. 

In una democrazia parlamentare tutto ciò non potrebbe accadere, perché le leggi hanno bisogno di un lungo iter e di controlli da parte del capo dello stato e della corte costituzionale. L'onda emotiva dura molto meno dell'approvazione di una legge, quindi i parlamentari hanno tutto il tempo di calmarsi e di valutare con maggiore obiettività ciò che stanno facendo. 
Allo stesso modo, i cittadini stessi possono informarsi con calma sui testi legislativi, spesso lunghi ma comunque disponibili sui siti istituzionali. 

Qualcuno trova ancora un altro difetto alla democrazia diretta digitale, che è quello della vulnerabilità dei sistemi informatici ad attacchi hacker. E' vero, in parte, ma non dimentichiamoci che ogni giorno vengono effettuate milioni di transazioni finanziarie su internet in modo totalmente sicuro. Io stesso ormai pago i contributi all'INPS tramite internet da anni e non ho mai avuto problemi. 
I sistemi di sicurezza per blindare le reti esistono eccome, quindi il problema non sta nel fatto che qualche hacker possa introdursi nel sistema e falsificare una votazione, ma sta a monte, nella gente e in ciò che potrebbe spingerli a votare qualcosa sull'onda emotiva instillata dai media. Un governo capace di controllare i media potrebbe benissimo iniziare una dittatura pilotando gli umori e procurandosi l'approvazione a leggi liberticide. 
Basterà spaventare la popolazione e questi, totalmente incapaci di interpretare la costituzione, approverebbero persino la sospensione del diritto di parola. 

Io non ci scherzerei, il pericolo di una dittatura digitale è reale. Napoleone Bonaparte faceva spesso ricorso al referendum per far approvare leggi che l'assemblea nazionale gli respingeva, e Napoleone non è certo famoso per aver fondato una democrazia. 

Nel discorso si inserirebbe anche la concezione stessa della legge, ormai vista ed usata come provvedimento particolare e non più come norma generale e astratta, ma di questo parlerò più avanti perché è un problema che prescinde la forma di stato. 

2 commenti:

  1. Se questo è l'unico difetto che hai trovato, me ne rallegro. Sarebbe, a questo punto, sufficiente predisporre delle regole di voto che "raffreddino" la procedura (allungandone i tempi di approvazione, in sostanza), in modo tale da sfuggire ai pericoli derivanti dall'emotività.

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  2. Purtroppo saremmo sempre lì. Non si possono predisporre tempi troppo lunghi e per i media sarebbe molto facile controllare l'indignazione pubblica per qualche settimana, in modo da tenere sempre surriscaldati gli animi e pilotare in quel senso il voto.

    Non dimentichiamoci che molte leggi hanno bisogno di una rapida approvazione e non possiamo certo stabilire arbitrariamente il tempo, di legge in legge, perché violeremmo il principio dell'astrazione e della generalità delle leggi (visto che il tempo verrebbe stabilito con legge).


    Nel parlamento tutto ciò è mitigato dai tempi materiali di riunioni e discussioni e proprio quest'ultima permette di stemperare gli animi e riflettere sul senso di una legge, processo che non avviene in una democrazia diretta digitale, perché è impossibile far discutere tra di loro decine di milioni di cittadini.

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