domenica 30 dicembre 2012

Parassiti a vita

E'morta Rita Levi Montalcini. Non le dedicherò un post di elogio, non perché sminuisca il suo contributo alla scienza o il suo valore di scienzata, ma perché i dati parlano chiaro: al Senato è stata completamente inutile, pur continuando a percepire lo stipendio. Esistono detrazioni per chi non si presenta, è vero, ma se un operaio fosse assente dal posto di lavoro per un intero mese, nessuno gli pagherebbe quel mese a spasso.

E' invece quel che succede con i senatori a vita, tutti.

Sul sito istituzionale del Senato è quasi impossibile rintracciare i dati sulle presenze. Nella sezione "Statistiche" troviamo svariati modi per raggruppare i senatori (per età, titolo di studio, distribuzione, gruppo, sesso, ecc.) ma non c'è la voce "Presenze". Eppure siamo noi cittadini a stipendiarli, è il minimo sapere quante volte vadano al lavoro. Che poi convenga o no che vadano a metter becco su questioni importanti, è un'altra storia.

Sono riuscito  a rintracciare un articolo dell'Espresso che ci presenta un quadro delle presenze di tutti i senatori. Estrapoliamo quelle dei senatori a  vita e diamo un'occhiata:

- Rita Levi Montalcini: 0%
- Carlo Azeglio Ciampi: 0% (ma ha un bel 98% sulle missioni... che è tutto dire. Va a spasso a nostre spese)
- Emilio Colombo: 5,73%
- Mario Monti: 0,28% (ma lo perdoniamo perchè è anche PdC)
- Giulio Andreotti: 4,46%


Le percentuali sono eloquenti: qualcuno si presenta ancora alle sedute, magari per salutare gli amici o per far numero (ricordiamo tutti quando, per raggruppare una maggioranza, portarono Rita Levi con l'ambulanza pur di farla votare), ma tutto sommato la loro presenza è inutile in Senato. Ho cercato altre parole per definirla, ma soltanto inutile è adatta. Non servono a nulla.

All'art. 59, comma 2, la nostra Costituzione recita: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."

Cosa significa? Che chi ha fatto una cosa buona, venendo nominato senatore a vita, vive di rendita. Può anche adagiarsi sugli allori, smettere di fare ricerca, smettere di interessarsi al mondo. Ormai ha raggiunto l'apice, ha onorato la Repubblica con altissimi meriti e marcerà su quel riconoscimento per sempre, percependo anche un lauto stipendio. Quali siano poi questi meriti, è tutto da vedere.
Uno scienziato, un artista, un letterato che si onorano di importanti scoperte od opere verranno premiati con il Nobel o con tutti gli altri premi esistenti al mondo, e la loro opera non ha servito certo la Repubblica, bensì l'umanità intera.
Chi sta servendo la Repubblica con grandi meriti mi pare che sia proprio la classe media italiana ora, che si sta svenando per versare altri soldi nelle casse bucate dello Stato, così che lo Stato possa regalarli a zombie come la FIAT o investirli nel fondo per lo sviluppo dei Caraibi.

Trovo inoltre offensivo verso gli altri Senatori, nonché lesivo del ruolo collegiale che dovrebbe avere il Senato, la nomina di (pseudo)rappresentanti che siano al di sopra degli altri per dignità. Ogni membro del Senato è stato eletto (più o meno legittimamente) ed il Senato, collegialmente,  delibera. Personalismi derivanti da uno status speciale di alcuni dei membri non fanno altro che minare la già poca fiducia che il popolo nutre verso le istituzioni, nonché accrescere (giustamente) il dubbio che nel collegio dei senatori prevalgano, più che la volontà generale, una serie di volontà particolari.

Se poi tali senatori di serie A sono anche assenti a tutte le sedute, pur godendo di indennità, vitalizi, diarie e quant'altro, allora il cittadino ha tutto il diritto di sputargli in faccia e bollare questi signori come parassiti a vita.

Se avessero un po' di dignità, rassegnerebbero le dimissioni e continuerebbero a servire la Repubblica con ciò che sanno fare meglio e, se sono totali incapaci, a starsene il più lontano possibile dalle istituzioni.

4 commenti:

  1. Secondo me è la premessa del post che risulta sbagliata: i Senatori a vita, infatti, non sono Senatori come gli altri, se non nella denominazione. Si tratta di posizioni onorifiche assegnate ad illustri personalità italiane per ragioni completamente avulse dall'ordinario confronto politico-elettorale. I costituenti italiani sapevano bene che questi Senatori avrebbero avuto un ruolo molto marginale in Parlamento, e l'emolumento loro attribuito doveva andare ad aiutare personalità che, dedicando la vita alla scienza, non avrebbero probabilmente goduto di alte remunerazioni durante gli ultimi anni della propria vita.
    Il punto, semmai, è che Governi degni di tale nome non dovrebbero fare affidamento sul voto dei Senatori a vita per poter approvare le proprie leggi ovvero per restare in carica.
    Cordialità.

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  2. Salve,
    è innanzitutto la specialità dei senatori a vita che io contesto e trovo immorale in un contesto democratico. Un collegio elettivo, con funzioni legislative, non dovrebbe essere un deposito di vecchie glorie nominate dal Capo dello Stato a sua discrezione. In Italia siamo pieni di ricercatori che avrebbero bisogno di finanziamenti e soltanto una commissione scientifica potrebbe stabilire chi è il più promettente e chi merita, di conseguenza, di ottenere degli incentivi dalla collettività. Ma parliamo di incentivi monetari, non di cariche onorifiche in un'assemblea le cui funzioni sono tutt'altro che onorifiche. Tale mentalità poteva avere un senso in un quadro storico in cui scarseggiavano talenti e cervelli, ma ormai ha perduto il suo significato e non fa altro che discriminare quei ricercatori che, pur raggiungendo traguardi, non sono così in vista da essere notati dal Capo dello Stato.

    Cordiali saluti e buon anno nuovo.

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  3. Io penso che a delegittimare la presenza dei senatori a vita siano sufficienti le parole della costituzione citate nell'articolo:

    "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."

    "Cinque cittadini" che abbiano "illustrato la Patria per altssimi meriti". Solo cinque. Certo non possono essere molti di più, altrimenti lo Stato si troverebbe a stipendiare decine di ricercatori, artisti e letterati, ma il fatto che siano così pochi finisce inevitabilmente per premiare quelli più vicini alla politica, quelli che si fanno sostenitori del governo in carica (nessuno vuole uno che la pensa diversamente dentro casa) o, visto che siamo in Italia, quelli che hanno la raccomandazione. E questi, delle volte, non sono proprio i migliori. Per non parlare poi dei "meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario". La scienza, l'arte e la letteratura sono cose che vanno al di là dello stato e del concetto di "patria": essi appartengono all'intera umanità, come si diceva nell'articolo. E non dovrebbe essere la patria a trarne lustro, ma la singola persona, specie in un paese dove i fondi per la ricerca vengono continuamente tagliati, e alla scienza e all'arte sono stati chiaramente preferiti i caccia bombardieri e le banche.
    Quella dei senatori a vita rappresenta ormai una vera e propria ipocrisia e, in un certo senso, mi ricorda quasi gli onori che i regimi dittatoriali del '900 rendevano ai loro scienziati per dimostrare la "superiorità" del loro modo di vivere rispetto a quello degli altri stati.

    E questo per non parlare dei "meriti" degli altri nostri amati senatori a vita: un professore d'economia con la passione per i tagli che non s'è ben capito quello che ha fatto per averci tanto illustrato, e tre politici, due dei quali coinvolti in inchieste giudiziarie ai loro tempi. Tre politici... sembra quasi l'ultima "linea di difesa" per chi per una vita intera ha ricevuto stipendi esorbitanti pagati con i soldi di chi faticava ad arrivare a fine mese e nemmeno in vecchiaia vuole rinunciarvi, perchè ormai è troppo bene abituato e le persone anziane, lo sanno tutti, sono abitudinarie.

    Saluti e buon anno.

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