Mi è capitato spesso di dover spiegare cosa sia la libertà e per quale motivo, secondo me, lo Stato non dovrebbe arrogarsi alcun diritto di censura né di proibizionismo sui beni. Il più delle volte, a tale liberismo si oppone una categoria di persone che proprio non ce la fa a vivere in un mondo in cui qualcun altro compra, legge, produce o fa cose che a loro non piacciono. Tali oppositori, tra i più ottusi di ogni teoria di stampo liberista, hanno la presunzione di voler costruire un mondo a loro immagine e somiglianza, dove in qualche modo chi si comporta diversamente viene fermato dalla longa manus dello Stato.
La motivazione degli amanti del proibizionismo è sempre la stessa: se liberalizziamo tale cosa, allora tutti la faranno.
La maggior parte delle volte, questa argomentazione viene opposta a chi chiede la liberalizzazione della droghe. Liberalizzando le droghe, tutti inizieranno a drogarsi. Liberalizzando la compravendita delle armi, tutti inizieranno a spararsi all'impazzata. Liberalizzando i matrimoni, tutti diventeranno gay all'improvviso e si sposeranno. E così via.
L'amante del proibizionismo, insomma, è preoccupato per il mondo in cui vive, ma in una forma tutta egoistica: a lui piace vivere in una società in cui esistono soltanto individui di cui condivide idee e stili di vita. L'individuo fuori dal coro è un abietto e un corrotto che va isolato e additato come esempio di perdizione.
Purtroppo, l'amante del proibizionismo è anche un individuo particolarmente miope, e gli sfugge qualcosa di fondamentale nell'osservazione della realtà: è già pieno di cose che tutti sono liberi di fare, eppure non tutti fanno le stesse cose.
L'alcol, ad esempio, più volte bersaglio dei proibizionisti, è venduto liberamente, eppure non assistiamo ogni giorno a scene in cui orde di ubriaconi si aggirano per le città, terrorizzando gli abitanti onesti ed astemi. The Walking Dead, per il momento, lo vediamo solo su Fox o il primo del mese fuori dagli uffici postali.
Allo stesso modo, la libertà di comprare e vendere droga non produrrà branchi di fattoni che vanno in giro a regalare caramelle strane ai bambini o picchiare le vecchiette davanti alle Chiese.
E lo stesso discorso si potrebbe fare per qualsiasi attività umana oggi sia oggetto di divieto da parte dello Stato e della maggioranza della popolazione.
Il punto è che, quando si parla di libertà, bisogna comprendere che essa non è soltanto libertà di fare, ma anche libertà di non fare.
La libertà è potenzialità di fare qualcosa senza incorrere in una sanzione o trovare ostacoli appositamente piazzati per dissuadermi.
Il proibizionista non ci arriva, però. Secondo il proibizionista, ogni individuo tende sempre ai comportamenti più estremi possibili, ed è dunque compito dello Stato tenere a freno tanta bestialità tramite divieti e sanzioni.
Esiste da sempre la libertà di fare alpinismo, ma dubito che la maggioranza degli italiani lo pratichi abitualmente. Eppure è uno sport particolarmente rischioso, che secondo i proibizionisti andrebbe vietato perché tutti lo praticano e si fanno male.
Ma così come l'alpinismo, potremmo prendere centinaia, migliaia di esempi simili. C'è persino la libertà di suicidarsi lanciandosi da un ponte, ma mi pare di capire che non c'è ancora un evento su facebook del tipo "suicidio collettivo a ritmo di Happy di Pharrel Williams".
Il proibizionista, tuttavia, si preoccupa di queste cose e crede di poterle risolvere a colpi di leggi e divieti assurdi, al fine di costruire una società dove si possono fare poche cose, ma moralmente buone, sicure e ben regolamentate. Una specie di asilo nido dai 0 ai 99 anni, fondato su precetti cattocomunisti.
Quando il proibizionista cammina per strada, non si gode la giornata, non pensa a come divertirsi o come realizzarsi, ma cerca gli individui diversi da lui e ne disprezza ogni aspetto, chiedendosi come mai lo Stato permetta simili orrori.
Ad aiutare l'ansioso proibizionista, se l'osservazione della realtà non dovesse bastare, potrebbe arrivare anche l'economia.
L'economia ci dice che, messo un bene X sul mercato ad un prezzo P, questo verrà venduto in una quantità Q. Dimezzando il prezzo (P/2), la quantità Q venduta del bene potrebbe aumentare, ma non necessariamente del doppio. Abbassando ancora il prezzo (facciamo gratis, vogliamo rovinarci) si potrebbe raggiungere tutti i potenziali acquirenti del bene X, e quindi soddisfare tutti coloro che hanno bisogno di quel bene. C'è però un limite. Una volta soddisfatti tutti i potenziali acquirenti di quel bene, sarà impossibile crearne di nuovi. Il fatto che il bene X sia gratuito, insomma, non lo rende desiderabile a tutti i consumatori del sistema aggregato, ma soltanto a chi possa trarne un'utilità in quel momento. Il resto dei consumatori sarà indifferente verso tale bene.
Allo stesso modo, la libertà di compiere un'attività non produrrà immediatamente il desiderio di compierla in tutti coloro che vivono nello Stato preso in esame, ma semplicemente toccherà quegli individui (pochi o molti, non si sa) che in quel momento storico possono e vogliono trarne vantaggio.
Portando l'esempio su un piano più concreto, ci basterebbe dire che la messa sul mercato di calcolatrici scientifiche gratuite, non avrà come conseguenza che tutti avranno una calcolatrice scientifica e saranno degli esperti matematici. Avrà come conseguenza, invece, che chiunque ne desideri una, potrà averla, e chi non ne desiderava una ma è curioso, potrà provarla e magari scoprirsi matematico... o capire che il 4 sulla pagella era un regalo.
Potrei scrivere ancora molto, ma mi fermo qui, perché credo che la brevità sia spesso più efficace di una profusione di esempi e teorie adatti ad una lettura meno occasionale e più pianificata.
Il nòcciolo del discorso è che la battaglia contro la libertà conta individui estremamente preoccupati di vivere in una società che non li rispecchia, e questi individui sono estremamente deleteri, perché la loro isteria fa breccia nei cuori pavidi degli ignoranti, e quindi nella maggioranza.
La Chiesa Cattolica ci insegna che i matrimoni omosessuali produrrebbero una società piena di lesbiche che non sanno cucinare e gay che non sanno guidare, con bambini deviati che fanno giochi perversi a cinque anni. E' risaputo, tuttavia, che la percentuale di omosessuali non varierà certamente con un divieto di legge. L'omosessuale non ha scelto di esserlo in base alle leggi del suo Stato, ma per tutti altri motivi (connaturati o meno) che io sono il meno adatto a spiegare vista la mia ignoranza in materia. E' invece certo che coloro che finora si sono tenuti nell'ombra, potrebbero svelarsi e vivere la loro sessualità nel modo più libero e pieno possibile, come è loro diritto. Un simile scenario non danneggerà in alcun modo le finanze o l'autostima del proibizionista etero-cattolico-comunista, ma questi continua comunque a opporsi all'autodeterminazione altrui, perché non gli piace e la forza della maggioranza glielo consente. E' un bambino, insomma.
La Chiesa Cattolica ci insegna che i matrimoni omosessuali produrrebbero una società piena di lesbiche che non sanno cucinare e gay che non sanno guidare, con bambini deviati che fanno giochi perversi a cinque anni. E' risaputo, tuttavia, che la percentuale di omosessuali non varierà certamente con un divieto di legge. L'omosessuale non ha scelto di esserlo in base alle leggi del suo Stato, ma per tutti altri motivi (connaturati o meno) che io sono il meno adatto a spiegare vista la mia ignoranza in materia. E' invece certo che coloro che finora si sono tenuti nell'ombra, potrebbero svelarsi e vivere la loro sessualità nel modo più libero e pieno possibile, come è loro diritto. Un simile scenario non danneggerà in alcun modo le finanze o l'autostima del proibizionista etero-cattolico-comunista, ma questi continua comunque a opporsi all'autodeterminazione altrui, perché non gli piace e la forza della maggioranza glielo consente. E' un bambino, insomma.
Chiunque combatta contro la libertà, è un bambino pavido, ignorante ed egoista, tutto qui.